L’esecutivo italiano, alla presa con la copertura della legge finanziaria, pensa a una nuova ondata di privatizzazioni. Ma i gioielli che può vendere sono pochi.

I tempi per la scrittura della legge finanziaria italiana iniziano a essere stretti e il ministro delle finanze Giancarlo Giorgetti ha già iniziato spiegare ai suoi colleghi di Governo che c’è poco da volare alto per quanto riguarda la spesa.

La manovra finanziaria dovrebbe attestarsi fra i 25 e i 39 miliardi di euro e il «bagno di realismo» annunciato da Giorgetti di fatto esclude che il Governo possa mettere mano al tetto del disavanzo fissato al 3,7% per il 2024. Questo ha riportato di attualità il tema di possibili nuove privatizzazioni, ma il tempo è tiranno.

Commissione Europea

Il primo passo sarà la presentazione della nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef) entro il 27 settembre che rivedrà le previsioni economiche e finanziarie stabilite nel Documento di economia e finanza approvato il 28b aprile.

Successivamente, entro il 15 ottobre l’Italia dovrà inviare alla Commissione Europea il documento programmatico di bilancio che illustrerà piano economico per il 2024. La risposta Ue è attesa entro un mese. La legge dovrà essere presentata al parlamento entro il 20 ottobre ed essere approvata entro l’anno per evitare il cosiddetto esercizio provvisorio.

Vecchi cimeli in vendita

La nuova possibile ondata di privatizzazioni ha già incontrato lo scetticismo dio parte del mondo finanziario che è stata ben espressa dal «Financial Times» secondo cui l’effetto delle cessioni rischia di essere «un granello, piuttosto che una montagna» visto che, secondo il quotidiano inglese Roma al massimo rinuncerà a qualche «cimelio nella sua soffitta».

Non solo. Il Governo, che finora ha fatto molto poco per ingraziarsi i mercati di capitali, si prepara a spendere 2 miliardi di euro per partecipare all’acquisizione della rete di Telecom da parte del fondo Kkr ritenendo che un’infrastruttura come quella non possa finire in mani straniere.

Kravis in Italia

L’arrivo in Italia di uno dei cofondatori del fondo Kkr, Henry Kravis, rivelata dall’agenzia «Bloomberg», ha rilanciato la suggestione di possibili nuovi acquisti di asset pubblici da parte del colosso statunitense.

Il tema è che, se si guarda alle partecipazioni azionarie detenute dallo Stato, che per definizione sono quelle liquidabili più velocemente, sono assi poche quelle che possono essere cedute.

Due miliardi di euro

La valorizzazione di Borsa alla fine dello scorso mese di luglio delle partecipazioni statali quotate ammontava a oltre 63,297 miliardi di euro. La quota che l’esecutivo spera di vendere, quella nel Monte dei Paschi di Siena, che vale due miliardi di euro circa, è anche la più difficile da collocare visto che la banca si trova a metà del guado.

Per gli analisti sarebbe molto meglio che venisse messa in vendita una volta acquisiti i risultati dell’intero 2023 e quindi il prossimo anno.

Eni ed Enel fanno gola

Il mercato certamente acquisterebbe molto volentieri sia azioni Eni sia azioni Enel e anche di Poste Italiane. Al di là del forte valore strategico delle prima due, sembra però poco furbo privarsi di titoli che sono delle vere e proprie macchine da dividendo.

Alcuni osservatori fanno presente che la quota in Stm potrebbe essere liquidata senza patemi eccessivi. STMicroelectronics Holding N.V. è la capogruppo che controlla Stm con una quota del 27,5%.

Metà del capitale della holding è in mano al Ministero dell'Economia e l'altro 50% è detenuto dal veicolo Ft1Ci, partecipato per il 95% dalla società statale Bpi France (gruppo Caisse de Dépots) e per il 5% dall’Agenzia atomica francese. Ma l’ambizione geopolitica dell’esecutivo non rende praticabile questa strada.

Coperta corta

Una strada intermedia potrebbe passare per una limatura delle singole partecipazioni, in modo da non compromettere la presa borsistica. Ma anche in questo caso la coperta appare assai corta.

Alla fine, la discussione potrebbe cadere su un evergreen: convogliare gli immobili dei singoli enti pubblici non usati in appositi fondi da quotare e vendere. Un progetto non esente da complessità e che comunque ha bisogno di tempi lunghi che il Governo non ha.