Al gran ballo del consolidamento bancario italiano ci sarà una cenerentola inattesa, la Banca Monte dei Paschi di Siena. A iscriverla alle danze è stato il suo amministratore delegato Luigi Lovaglio che, in un’intervista al quotidiano ‹Repubblica›, ha detto che Siena può essere un «attore importante nel terzo polo bancario italiano».

Il motivo di tanto ottimismo risiede nella ripresa dei conti dalla banca che ha chiuso il 1° trimestre 2023 con un utile prestasse di 220 milioni di euro, una performance che Luigi Lovaglio ha definito come «sostenibile» e quindi implicitamente replicabile anche nel resto dell’esercizio.

Un ottimismo che potrebbe portare a una revisione del piano industriale e che, nel brevissimo tempo, potrebbe portare la banca ad anticipare il ritorno del dividendo.

Banco Bpm e Bper candidati

I candidati naturali al matrimonio con Siena sono due: Banco Bpm e Bper. La banca milanese ha più volte smentito la possibilità di un’integrazione con Mps.

E’ vero che i conti del primo trimestre hanno cambiato radicalmente lo scenario e che questa mossa potrebbe essere perfetta per consentire a Giuseppe Castagna di portare la sua banca lontano dalle mire di Unicredit e Credit Agricole. Ma una fusione puramente difensiva difficilmente verrebbe digerita dai soci del Banco Bpm.

Bper più percorribile

L’opzione Bper, sulla carta sembra più percorribile, per una pluralità di motivi. In primo luogo, per una questione di tempi. Il Monte vuole avere il tempo di incamerare quanti più trimestri possibili positivi per aumentare il suo valore in sede di negoziazione. Non solo.

Un’operazione da farsi nel 2024 sarebbe anche in linea con le tempistiche di uscita del Ministero delle Finanze, primo azionista di Mps con il 64,22% del capitale. Anche il socio pubblico avrebbe ogni interesse ad aspettare un ulteriore consolidamento dei conti della banca, perché questo aumenta il valore della quota. Dei due pretendenti accreditati solo uno, Bper, sembra avere un orizzonte temporale tanto lungo per considerare una nuova acquisizione.

E anche in questo caso i motivi sono più di uno. La banca guidata da Piero Montani sta digerendo le ultime acquisizioni fatte. Il boccone più grosso è Banca Carige, che si somma ai recenti acquisti degli sportelli comprati da Ubi Bianca e delle «minorities» di Banco Sardegna.

Che farà Montani?

Con l’approvazione del bilancio 2023 scadrà anche il mandato dell’attuale Cda. Montani, arrivato alla soglia dei 70 anni di età, da tempo ha espresso il desiderio di abbassare l’intensità del suo coinvolgimento, vedendosi nel prossimo futuro presidente con deleghe o anche semplicemente consigliere di amministrazione.

Carlo Cimbri, numero uno di Unipol Assicurazioni, primo socio di Bper con una quota del 15%, ha cercato più volte di convincere Montani a firmare per un nuovo triennio e ci proverà ancora. In caso di addio di Montani le indiscrezioni vicine alla banca vogliono Gianni Franco Papa, attuale consigliere di amministrazione della banca oltre che ex dg di Unicredit, in pole position per la successione.

Sondrio meta scontata

La Popolare di Sondrio è universalmente ritenuta la preda più ovvia per Bper, una volta che riprenderà il, percorso M&A. Unipol è il primo socio della banca valtellinese, con una quota di poco inferiore al 10%. Unipol e Popolare di Sondrio convivono anche nel capitale di Arca di cui sono rispettivamente imprimo e secondo socio rispettivamente con il 57,061%v e il 34,715% del capitale.

Ma Papa potrebbe avere ambizioni diverse. Unipol è tutt’altro che aliena a Mps. Entrambe fanno parte del milieu della finanza rossa, o di quel che fu la finanza rossa. Nel 2004 cercarono di scalare Bnl senza successo in un’operazione che ha avuto molti strascichi giudiziari e politici.

Oggi le cose sono molto diverse rispetto ad allora ma è innegabile che Unipol e Mps abbiano una matrice comune che aiuterebbe non poco in sede di fusione.

Rimane scoglio del contenzioso

Negli annunci matrimoniali d’antan capitava spesso di leggere, nella descrizione, la presenza di «un leggero difetto fisico». Nel caso del Monte si tratta del contenzioso legale, oggi pari a 4,1 miliardi.

Lovaglio, nell’intervista a «Repubblica» ha minimizzato spiegando che la vicenda «è propriamente indirizzata e il bilancio Mps è attrezzato per fronteggiare anche quei rischi». A Siena si scommette su uno spin-off o su un ultimo sacrificio prima delle nozze.