Duecentocinquant’anni vogliono dire duecentocinquanta vendemmie della stessa famiglia, la famiglia Boscaini, da sempre legata a un vigneto che si chiama Vajo dei Masi, una zona di vocazione di Amarone e Recioto, vini che vengono realizzati con uve appassite. «La mia è la sesta generazione», ha spiegato Sandro Boscaini.
Dell'inviato Giuseppe Wrzy, pubblicista ed esperto economico italiano
La settima è già operativa e l’ottava è in fase di avvio alla cultura vitivinicola. Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, è talmente legato al prodotto più pregiato delle sue vigne da essere conosciuto nel mondo come «mister Amarone», un vino che ormai fa parte del «Made In Italy» e deve molto alla famiglia Masi.
Federico Girotto e Sandro Boscaini (da sinistra, foto: GW)
Sin dall’epoca dei romani sulle colline veronesi veniva realizzato un vino dolce fatto con le uve lasciate appassire per tutto l’inverno. Questo vino è stato tramandato nel corso dei secoli e oggi si chiama Recioto. Nella seconda parte del secolo scorso alla versione dolce è stata affiancata la versione secca, frutto di un processo di fermentazione più lunga che ha trasformato tutti gli zuccheri in alcool.
Annata riconosciuta
Così nacque il Recioto Amaro, che divenne Recioto Amarone per poi assumere la definitiva denominazione di Amarone. Per celebrare la ricorrenza Masi ha realizzato un edizione limitata, in 2'500 esemplari di un amarone denominato «Vaio dei Masi», dal nome del vigneto dove tutto ebbe inizio.
Si tratta di un Amarone del 1997, annata riconosciuta come la migliore in Valpolicella nel secolo scorso. È un vino maturato per 25 anni. L’affinamento e conservazione del vino sono avvenuti con un metodo originale: dopo una prima fase di circa 5 anni di maturazione in legno, è stato conservato in contenitori in acciaio a saturazione di azoto fino al momento dell’imbottigliamento, avvenuto a maggio di quest’anno.
Quotata alla Borsa di Milano
La società, quotata alla Borsa di Milano, ha da poco diffuso i risultati dei 9 mesi del 2022 chiusi con ricavi per 56 milioni di euro, cresciuti del 22,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e un Ebitda salito a 11,4 milioni dagli 8 milioni di un anno fa.
«Il 25% dei ricavi viene realizzato dai vini di fascia alta, un altro 25% è assicurato dagli entry level e il resto da vini di fascia media», ha spiegato Boscaini aggiungendo che «il 25% del fatturato è realizzato in Italia e il restante 75% da esportazioni in oltre 140 Paesi.» Lo scorso mese, Masi ha inaugurato Monteleone21 (foto sopra), un complesso polifunzionale che amplierà l’attuale cantina con nuovi spazi dedicati all’attività produttiva, direzionale ed enoturistica.
La Svizzera gioca un ruolo molto rilevante
Federico Girotto (foto: Masi)
Nel corso del tempo è cambiata molto la narrazione del vino. In passato tutto il vino italiano ed europeo si è affidato per raccontarsi a degli intermediari che erano prima gli importatori, poi i distributori e quindi i dettaglianti. Oggi questo discorso è diventato molto più difficile perché il consumatore è molto più esigente e attraverso il vino vuole che tu gli dia anche un racconto del territorio.
Serve un passaggio ulteriore cioè far partecipate il consumatore all’esperienza del territorio e del tuo vino. Abbiamo visto che un luogo simile in Valpolicella mancava e abbiamo realizzato Monteleone21. L’amministratore delegato di Masi Federico Girotto ha precisato che nelle esportazioni in Europa, la Svizzera gioca un ruolo molto rilevante.
Pioniere del lancio dell’online
«La Svizzera» ha detto «è molto importante per noi, per volumi e qualità del venduto. E’ un mercato nel quale siamo molto visibili soprattutto con le referenze di qualità più alta. Lo spumante Canevel ha avuto ed ha nella Svizzera uno dei suoi mercati di maggior successo. Non solo. Insieme all’Italia è stato un mercato pioniere del lancio dell’online, che ha contribuito non poco all’evoluzione della nostra omnicanalità.»
Avere affiancato alle classiche vendite ho.re.ca., le vendite online e quelle al dettaglio ci ha aiutato a mitigare l’effetto del lockdown, mentre la ripresa dei viaggi e dell’attività dei Duty Free ci hanno consentito di tamponare il naturale calo del retail conseguente al ritorno alla normalità. «Finora i volumi e lo sfruttamento della leva operativa ci hanno consentito di sostenere l’andamento dei costi ma la visibilità sul futuro prossimo è molto limitata – ha aggiunto Girotto – a causa degli impatti delle vicende belliche.»
Un progetto all’insegna della sostenibilità
Il futuro di Masi potrebbe non passare solo dalla crescita organica. «La crescita per linee esterne – ha concluso l’a.d. – è uno dei nostri pilastri strategici. Dopo l’acquisto di Canevel però ci siamo trovati di fronte a una scarsità di target. Fresco di Masi, il nostro progetto all’insegna della sostenibilità può essere visto come una start up all’interno del gruppo. Per tipologia di prodotto e occasioni di consumo ci consente non solo di aumentare la presa sul nostro mercato ma anche una sorta di crescita per linee esterne nella misura in cui ci permette di avvicinare fasce di clientela nuova.»