La Banca Centrale Europea e la Commissione Ue hanno incassato dal Tribunale di Lussemburgo una sconfitta pesantissima che potrebbe tradursi, qualora venisse ribadita in appello, in una condanna a rimborsi per diverse centinaia di milioni oltre che in un danno reputazionale enorme.

Dell'inviato Giuseppe Wrzy, pubblicista ed esperto economico italiano

Una Waterloo per la Banca Centrale Europea (Bce) e per la Commissione dell'Unione europea (Ue), questa volta in salsa ligure.

Entriamo nel dettaglio della vicenda. La Corte di giustizia dell'Ue ha annullato la decisione della Bce che aveva posto Banca Carige di Genova, quella che un tempo era la sesta banca italiana per attivi, in amministrazione straordinaria.

Procedimento giudiziario

I fatti risalgono al 1 gennaio 2019 quando Bce, cui la Commissione Ue si è affiancata nel corso del procedimento giudiziario, decise di porre la banca in amministrazione straordinaria con il conseguente scioglimento del Consiglio di amministrazione e la nomina di tre amministratori temporanei, due dei quali, Pietro Modiano e Fabio Innocenzi, erano stati rispettivamente presidente del consiglio di amministrazione e direttore generale della banca.

Il Tribunale ha annullato questa decisione perché reputa che la Bce sia incorsa in un errore di diritto nella determinazione della base giuridica utilizzata per adottare le decisioni impugnate. E nelle sedici pagine della sentenza impartisce una lezione di diritto comunitario e di esegesi delle fonti del diritto.

Deterioramento significativo

La decisione della Bce per il commissariamento è stata presa in conseguenza della valutazione del «deterioramento significativo della situazione della banca». Il Tribunale di Lussemburgo ha sottolineato come la direttiva Europea in materia di risoluzioni bancarie non sia stata pienamente assorbita dal Testi Unico Bancario Italiano e che quindi il deterioramento non fosse condizione sufficiente per azzerare il Cda.

Il Tribunale non solo ha riscontrato l'errore di diritto della Bce e della Commissione, ma ha anche respinto ogni argomentazione sia sul merito sia sulla procedibilitá sia sulla legittimitá presentate dalle due istituzioni europee a sostegno della loro decisione.

Una piccola azionista

La frase «L'argomento deve dunque essere respinto» accompagna e segue ogni motivazione legale addotta nel corso del procedimento. Il Davide che ha vinto contro il Golia di Francoforte è una piccola azionista Francesca Corneli, che, al momento della presentazione del ricorso, deteneva 200.000 azioni ordinarie B.Carige allo 0,000361% del capitale.

Il Tribunale, nella sentenza, ha detto che «non si può rimediare all'errore commesso dalla Bce». Carige, intanto, è finita nel perimetro della Bper, al termine di un percorso di salvataggio. Un processo ormai irreversibile e che verrà definitivamente perfezionato entro la fine del prossimo mese di novembre.

E’ facile ipotizzare

Questo, inevitabilmente apre la porta a future richieste di risarcimento che appaiono come l’unica via esperibile per ottenere un ristoro dei danni subiti. Malacalza Investimenti, che all’epoca del commissariamento era il primo socio della banca con una quota di poco inferiore al 30% del capitale, ha già presentato alla Corte Ue una richiesta di risarcimento danni da 875 mln euro, che alla luce di questo pronunciamento ha molte più possibilità di essere accolta.

E’ facile ipotizzare che altrettanto faranno anche tutti gli altri azionisti e anche alcuni portatori di interessi connessi al gruppo ligure. Contro una decisione del Tribunale, entro due mesi e dieci giorni a decorrere dalla data della sua notifica, può essere proposta un'impugnazione, limitata alle questioni di diritto, dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea e non c’è motivo di dubitare che Bce e Commissione Europea procederanno all’impugnazione.

La severità della sconfitta incassata

In attesa del nuovo grado di giudizio, a ennesima riprova della severità della sconfitta incassata, basta leggere la chiusa della sentenza nella quale si rileva che «la Bce, rimasta soccombente, deve essere condannata a farsi carico, oltre che delle proprie spese, di quelle sostenute dalla ricorrente» mentre, si legge ancora nella sentenza, «la Commissione si fará carico delle proprie spese».