Ora gli occhi sono puntati sulle scelte che farà per il Governo e il nome più atteso è quello del Ministero dell’Economia.

Le elezioni politiche italiane sono state vinte dal centrodestra con percentuali che non lasciano spazio a interpretazioni: 43,79% di consensi alla Camera e 44,02% al Senato. Fratelli d’Italia (FiI) è risultato il primo partito conquistando il 26% dei voti complessivi che dovrebbero consentire al suo leader, Giorgia Meloni, di essere il primo presidente del Consiglio donna italiano.

Il leader della coalizione di centrodestra, sulla scia dei sondaggi che la davano ampiamente vincente sin dalle prime battute della competizione, ha costruito una campagna elettorale caratterizzata dai toni pacati e da una presenza molto calibrata sui mezzi di informazione, scelte che hanno rimandato l’immagine di una politica seria, concentrata sul programma della futura esperienza di governo.

Una mossa azzeccata

L’understatement della campagna elettorale è stato sublimato dalla scelta di non festeggiare la vittoria, imposta a tutto il partito, eletti e militanti, e di rendere le sua apparizioni pubbliche ancora meno frequenti.

Non celebrare la vittoria con eventi pubblici è stata una mossa azzeccata perché il momento storico non è tale da indugiare in festeggiamenti ma soprattutto perché ha evitato ogni forma di possibile incidente legato a improvvidi saluti romani che qualcuno dei festeggianti, fosse anche tra la gente comune, avrebbe potuto azzardare.

Il nome più atteso

Meloni ha sempre respinto ogni accusa legata al fascismo. Ora gli occhi sono puntati sulle scelte che farà per il Governo e il nome più atteso è quello del Ministero dell’Economia. Il candidato dei sogni è Fabio Panetta, ex direttore generale di Banca d'Italia e oggi Board Member della Banca Centrale Europea.

Il corteggiamento è iniziato da tempo, ma sembra poco probabile che il banchiere centrale possa scegliere la politica visto che ha il profilo per essere il nuovo Governatore di Banca d'Italia, carica che verrà disponibile alla fine del 2023 quando scadrà il mandato di Ignazio Visco.

Questa ipotesi appare poco solida

Gli osservatori che hanno apprezzato il dialogo fra la Meloni e Mario Draghi sperano che possa essere confermato l’attuale ministro Daniele Franco, ma anche questa ipotesi appare poco solida. Fra gli iscritti a FdI Meloni può contare su Giulio Tremonti, certamente un cavallo di razza ma forse da troppo tempo fuori dai giochi che contano per potere incidere.

In queste ore il nome che circola in maniera più insistente è quello di Domenico Siniscalco, ex direttore Generale del Tesoro ed ex Ministro delle Finanze con Silvio Berlusconi.

In parallelo si è fatta nuovamente strada l’ipotesi che il dicastero economico possa essere diviso in due, Ministero dell’Economia e Ministero delle finanze, con il primo affidato a Siniscalco e il secondo Maurizio Leo, esperto di economia di FdI. La solidità dei numeri del centrodestra non allarma il mercato che è in posizione attendista.

Un risultato elettorale molto sotto le attese

Lo spread Btp/Bund, che costò caro a Berlusconi, ha fatto evidenziare oscillazioni molto ridotte dopo le elezioni, rimanendo sotto il recente picco di 250 punti. Qualche preoccupazione in più l’ha data il Btp a dieci anni il cui rendimento, dopo una fiammata al 5%, è ritornato in zona 4,5%. Le rassicurazioni fornite da Meloni in campagna elettorale hanno al momento disinnescato la speculazione che però guarda con molta attenzione alle dichiarazioni dei due alleati Berlusconi e Matteo Salvini che continuano a ipotizzare, con una disinvoltura eccessiva, futuri corposi scostamenti di bilancio come unico metodo per far fronte ai costi dell’energia in continua crescita.

La maggiore incognita che grava sull’esecutivo in questa fase è rappresentata, in queste primissime battute, dalle richieste del leader della Lega Salvini. Nonostante abbia ottenuto un risultato elettorale molto sotto le attese, che ha portato Roberto Maroni, uno dei padri fondatori del partito a sbilanciarsi e chiedere «un nuovo segretario», Salvini, con la sua solita tattica di annunci e smentite, starebbe chiedendo per la Lega, e soprattutto per sè, il Ministero degli Interni, che Meloni non è minimamente intenzionata a concedergli.

Sullo sfondo rimane Berlusconi che

In FdI sanno che non è conveniente avere un Salvini in perenne campagna elettorale, seppure ai fini interni di una sua conferma ai vertici della Lega, e per questo starebbero pensando di proporgli la carica di vicepremier, una carica che, una volta accettata, dovrebbe garantire una sua completa adesione all’esecutivo.

Sullo sfondo rimane Berlusconi che rivendica un ruolo da padre nobile che, anche alla luce delle 86 candeline appena spente, sarà da regista della coalizione, senza incarichi operativi.


Giuseppe Wrzy è un pubblicista ed esperto economico italiano.