La mossa apre una sponda romana all’ente e rafforza il legame con Andrea Pignataro che con Ion è candidato a rilevare Prelios. Malumori a Torino.
Fondazione Crt, terza fondazione italiana per patrimonio con risorse per oltre tre miliardi di euro, ha deciso di entrare nel capitale di Banca del Fucino, con una quota dello 0,7% del capitale, il cui acquisto ha comportato un investimento di circa due milioni di euro.
Banca del Fucino a oggi è l’unica banca italiana ad avere sede a Roma. L’istituto fu fondato nel 1923 dal principe Giovanni Torlonia e oggi è parte del gruppo Igea Banca, guidato da Francesco Maiolini, e considerato una sorta di salottino finanziario del Centro Italia.
Aumento di capitale
Alla fine dello scorso anno, la banca ha varato un aumento di capitale a cui la Fondazione Enpam, ente di previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri (la più grande cassa privata italiana), aveva partecipato con 23,8 milioni garantendosi una partecipazione dell’8,17%.
Nel 2022 erano entrati nel capitale la famiglia Angelini (farmaceutica), Santo Versace e Txt Solutions oltre a Sri Group, la società italo-britannica di financial advisory guidata da Giulio Gallazzi che ha il 9,9% del capitale di Banca del Fucino e che da ottobre fa parte anche dei soci di Mediobanca.
Malumori torinesi
L’investimento romano non ha soddisfatto tutte le anime della Fondazione Crt. In molti si chiedono che senso abbia investire per acquistare una quota marginale di una banca, peraltro non quotata e quindi non immediatamente liquidabile in caso di necessità. L’investimento ha più spiegazioni possibili.
La prima è un desiderio di rafforzamento in un territorio che ha molte risorse imprenditoriali che non vengono intercettate dalle grandi banche nazionali. Non solo. Roma è un passaggio ineludibile per una politica di potenza come quella che Fabrizio Palenzona ha in mente per sé stesso e per la fondazione Crt.
Gestione dei crediti incagliati
Non sfugge che l’investimento abbia anche il pregio di rafforzare ulteriormente il legame di Fabrizio Palenzona con Andrea Pignataro, l’uomo d’affari bolognese emigrato a Londra che ha da poco siglato un contratto di acquisito di Prelios per 1,35 miliardi di euro.
Prelios è una società leader in Italia nella gestione dei crediti incagliati, presieduta dallo stesso Palenzona. La solidità finanziaria di Pignataro, sostenuto da linee di credito erogate da Ubs e da un consorzio di banche guidato da Intesa Sanaolo e Unicredit, è un tema su cui dibattono molti osservatori.
No Golden Power
L’operazione non sarà soggetta al Golden Power del Governo ma per il suo definitivo via libera avrà bisogno dell’ok di Bankitalia. Pignataro non è un soggetto sconosciuto alla Banca centrale italiana.
La scorsa estate infatti Bankitalia aveva dato il via libera a Pignataro per l’acquisto del 30% del capitale della Cassa di Volterra, al cui salvataggio, con una quota pari al due per cento del capitale, aveva partecipato anche Banca del Fucino. Ed ecco che si chiude il triangolo Palenzona-Pignataro e Banca del Fucino.
«Non amici» di Andrea Pignataro
Il link tra Palenzona e Pignataro rischia di avere delle ripercussioni anche negli equilibri di altre partite. Fra i «non amici» di Pignataro c’è certamente il gruppo che fa capo a Francesco Gaetano Caltagirone, presente, tra l’altro, nel capitale delle Assicurazioni Generali dove Fondazione Crt ha recentemente incrementato la propria quota al 2% con l’intento, non esplicitato ma evidente, di giocare un ruolo di primo piano nel prossimo futuro.