La gestione delle risorse del Pnrr, la mancata riduzione del debito, lo stallo bella vendita degli immobili pubblici. Dal Mondo bancario e dall’Ufficio parlamentare di bilancio arrivano critiche all’operato del Governo.
La congiuntura economica ha tarpato le ali del Governo imponendo una finanziaria molto meno espansiva di quella sperata dai ministri del governo di Giorgia Meloni. La gestione del Deficit e delle risorse del Pnrr, oltre che la mancata attenzione al sociale, sono punti dolenti dell’operato dell’esecutivo oltre che critiche che il mondo finanziario italiano fa come sempre maggior frequenza e che, in un paio di giorni, si sono concretizzate in un’intervista dai toni esclusivamente politici di Carlo Messina, Ceo di Intesa Sanpaolo la prima banca d’Italia per numero di dipendenti e in una memoria dell’Ufficio Parlamentare di bilancio, trasmesso al Senato.
L’Upb, organismo indipendente che svolge analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del Governo e che valuta il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee, ha sottolineato il ritardo nella spesa dei fondi del Pnrr. Al 26 novembre scorso risultano spesi complessivamente 28,1 miliardi di euro, pari a circa il 14,7% per cento del totale delle risorse europee del Piano (191 miliardi), di cui 8,7 miliardi sono stati destinati ai bonus edilizi. Se si guarda alla ripartizione della spesa nei singoli anni si vede come nell’annoi cin corso siano stati spesi solo 2,5v miliardi a fronte degli 1,3 miliardi nel 2020, dei 6,2 miliardi nel 2021 e dei 18,1 miliardi nel 2022.
Gare in ritardo, progetti piccoli
L'avvio delle gare del Pnrr «soffre di ritardi su tutto il territorio nazionale ma con maggiore rilievo nel Mezzogiorno», spiega l'Upb rilevando che «si può escludere che i ritardi dipendano dal fenomeno delle gare deserte, che rimane di entitá marginale». Uno dei problemi pratici più gravi è rappresentata dall’elevata frammentazione dei progetti che sono troppi e troppo piccoli.
Il ritardo nella spesa dei Fondi Pnrr irrita anche buona parte del sistema bancario. Messina, Ceo di Intesa Sanpaolo, ha recentemente lasciatol un’intervista al quotidiano «La Stampa» dal quale è evidente il disappunto per alcune lentezze, anche se espresso con i soliti toni felpati.
Ridurre debito cedendo immobili
Messina ha puntato subito l’attenzione sul tema del debito, che da anni blocca la politica italiana. l debito pubblico, ha spiegato, «è un dovere ridurlo. Anche con la valorizzazione e parziale cessione dei 300 miliardi di euro di immobili pubblici. E non solo perché ce lo chiede l'Europa, ma per il bene dell’Italia» una misura che il Ceo di Intesa Sanpaolo chiede da un decennio e che «qualunque Paese normale avrebbe preso in considerazione per rendere piú sostenibile il proprio debito». «Dobbiamo ricordarci che 800 miliardi del nostro passivo sono sostenuti dalla Bce. Quello che deve essere certo e sostenibile è il piano di rientro».
Messina ha riconosciuto qualche merito all’Esecutivo. Parlando della manovra finanziaria ha spiegato che questa «garantisce stabilitá al debito pubblico» aggiungendo però che «bisogna imparare a spendere meglio». Una nota dolente è il sostegno sociale che è insufficiente.
Per Messina il Pnrr non puèiuò essere l’unica fonte di spesa e chiede un aumento del sostegno alle famiglie e un robusto aumento dei salari, sulla scia di quanto avvenuto, con il piano sostegno di Intesa Sanpaolo, nel recente rinnovo del contratto dei bancari. Ora il Governo ha una lista di suggerimenti e molto del suo futuro dipenderà anche noi come e in quale misura riuscire ad esaudirli.