La Corte di Cassazione ha confermato le assoluzioni degli ex vertici del Monte per le presunte irregolarità in operazioni realizzate tra il 2008 e il 2012. Questa decisione limita la rischiosità della banca e apre le porte alla vendita.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch
La Cassazione, l'ultimo grado di giudizio della giustizia italiana, ha confermato, tra le altre, le assoluzioni dell’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari e quella dell’ex Dg Antonio Vigni oltre che dei manager di Deutsche Bank e Nomura per le presunte irregolarità nelle operazioni di finanza strutturata Alexandria e Santorini, Chianti Classico e Fresh, realizzate da Mps tra il 2008 e il 2012. Queste operazioni sarebbero state realizzate dalla banca senese per coprire, secondo l’accusa, le perdite provocate dall’acquisto di Antonveneta. In primo grado Mussari era stato condannato a 7 anni e mezzo mentre Vigni a 7 anni e 3 mesi.
Con la conferma dell’assoluzione avvenuta in appello nel maggio 2022 vengono a cadere anche le richieste risarcitorie esercitate nell’ambito di questo processo penale. E questo può essere un'ottima notizia per le ambizioni del Governo di vendere quanto prima, e al maggior prezzo possibile, la partecipazione detenuta nella banca senese che ammonta al 64%. Oggi nel bilancio della banca sono appostati 4,1 miliardi di euro per eventuali contenziosi giudiziali ed extragiudiziali. Secondo gli analisti di Equita Sim e di Mediobanca le cause legate al processo Mussari/vigni ammontano a 1 miliardo di euro.
Rischi mitigati
Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, rispettivamente ex presidente e ad del Monte dopo Mussari/Vigni, sono stati condannati a sei anni per falso in bilancio e aggiotaggio. I due manager sono finiti sul banco degli imputati nonostante la Procura di Milano li considerasse innocenti; in primo grado i pm chiesero la loro assoluzione e invece si sono visti condannare a sei anni di carcere a testa.
Ora che è svanita la principale accusa a Mussari allora anche i suoi successori possono a buon diritto proclamarsi innocenti. Per i giudici che hanno condannato Profumo e Viola, un unico filo di responsabilità univa la gestione Mussari, sotto la quale inizia il dissesto, e l'era manageriale successiva, con l'obiettivo di nascondere ai mercati la situazione «letale» dei conti. Ora che è caduta l'accusa sui presunti reati da cui tutto è iniziato, a logica dovrebbe cadere tutto il castello di carte giudiziarie la cui complessità e, a tratti, incomprensibilità è degna di un racconto di Friedrich Duerrenmatt.
Senza rischi Mps appetibile
Senza rischi legali il Monte dei Paschi diventa una preda sommamente appetibile, ripulita dalle ricapitalizzazioni pubbliche e molto ben gestita da un banchiere, Luigi Lovaglio, che da tempo va dicendo che non c'è alcuna fretta di mutare la proprietà della banca, convinto com'è che il tempo, e il suo lavoro, sono i suoi migliori alleati. Se anche Profumo e Viola andranno assolti i rischi legali verranno di fatto azzerati e quindi le poste accantonate prudenzialmente diverranno sopravvenienze passive. In molti, fra quanti avevano presentato cause civili a corredo di quelle penali, rischiano di rimanere a bocca asciutta. Tra questi Francesco Gaetano Caltagirone, che è coinvolto a vario titolo in ogni partita bancaria di rilievo da Mediobanca a Generali a Unicredit, che aveva chiesto danni per oltre 740 milioni di euro.
Ma il Governo ha fretta di monetizzare e ha avviato il processo di selezione per l’individuazione dei consulenti finanziari e legale che assisteranno il Ministero dell’economia e delle finanze nell’individuazione delle migliori modalità di dismissione della partecipazione di controllo nella Banca Monte dei Paschi di Siena. La cessione, spiega una nota, potrà essere effettuata, in una o più fasi, attraverso il ricorso singolo o congiunto a un’offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, compresi i dipendenti del Gruppo Banca MPS, e a investitori istituzionali italiani e internazionali, ovvero a una trattativa diretta da realizzare attraverso procedure competitive oppure ancora a una o più operazioni straordinarie, inclusa un’operazione di integrazione. Ogni strada è aperta e percorribile.