La seconda tranche del BtP Valore ha raccolto 17,2 miliardi di euro. Nel 2023 il retail ha comprato titoli italiani per 44 miliardi di euro. Il governo sbaglierebbe drammaticamente se pensasse di avere un bancomat infinito.
Il 2023 entrerà negli annali per il record di debito pubblico che gli italiani hanno acquistato.
In totale lo Stato ha incassato 43,944 miliardi di euro attraverso la sottoscrizione di 1.623.879 contratti di acquisto, segno che i titoli hanno fatto breccia in quello che si chiama Retail puro, ovvero i singoli correntisti che investono importi piccoli o anche piccolissimi.
Chiaramente il Governo gongola per il successo, andato anche oltre le stime più rosse, ma sbaglierebbe se leggesse nella disponibilità degli italiani una sorta di mandato a spendere in maniera allegra. Il primo, e ovvio, motivo di successo è dato dalla strutturazione dei prodotti e dalla remunerazione offerta.
L’ultimo Btp Valore venduto dallo Stato italiano, la cui raccolta ordini è terminata venerdì scorso con richieste per 17,2 miliardi di euro, offre un tasso del 4,1% per i primi tre anni e del 4,5% per i successivi due con un premio dello 0,5% per chi lo tiene in portafoglio prima della scadenza.
Minore impatto da private banking
Quella di ottobre è stata la seconda emissione di Btp Valore del 2023. La precedente era stata chiusa a giugno con una raccolta complessiva di 18,191 miliardi. Rispetto alla scorsa estate sembra essere diminuita l’attività del private banking, segno che è aumentata l’adesione del retail meno sofisticato nelle metodologie di investimento.
La cartina di tornasole di questa maggiore partecipazione del retail puro, secondo gli osservatori, sarebbe data dall’ammontare medio del singolo contratto di acquisto. Per l’emissione d’ottobre è risultato pari a 26.780 euro, una cifra decisamente inferiore ai 29.300 euro dell’emissione della scorsa estate.
Giancarlo Giorgetti invoca cautela
Il successo del collocamento ha riportato il buonumore al ministro della Finanze Giancarlo Giorgetti, dopo i recenti scivoloni in tema finanziari dell’Esecutivo. Giorgetti, che teme che i colleghi di Governo possano chiedere di allargare i cordoni della spesa, ha subito messo le mani avanti.
«Serietà, prudenza e responsabilità sono state premiate dai risparmiatori. Le nostre scelte future, anche prossime, dovranno essere rispettose di questo risultato che oggi ci fa piacere e festeggiamo», ha detto commentando a caldo le cifre.
Sullo sfondo, infatti, rimane il tema dello spread, ovverosia il differenziale di rendimento fra Btp e Bund, che ormai si è attestato sopra la soglia dei 200 punti in maniera stabile. Gli ultimi rialzi hanno avuto motivazioni esogene rispetto alle dinamiche europee.
Debito in tasche italiani
Nello specifico i dati del mercato del lavoro statunitense, secondo gli analisti, secondo gli analisti potrebbero indurre la Federal Reserve a riprendere il ciclo di rialzi del cost del denaro.
Questo governo ha rimesso il debito del Paese nelle tasche degli italiani. Segno che i piccoli e piccolissimi risparmiatori hanno fiducia nell’andamento nel medio termine del Paese. Ma è anche molto probabile che siano stati allettati dal rendimento.
La sfida per il governo è ora quella di ridurre il debito e non aumentarlo attraverso nuove politiche di deficit. Perché lo spread è un giudice inflessibile che può far cadere anche i politici più esperti.
Nel 2011, furono lo spread e le banche italiane che vendevano titoli di Stato a rotta di collo a far cadere il governo Berlusconi di 573 punti. Oggi, uno scenario molto improbabile. Ma tecnicamente possibile. Giorgetti lo sa e mette in guardia i suoi.