Il presidente dell’Ivass, Istituto italiano che vigila sulle assicurazioni, mette in guardia i regolatori europei dall’approvare dei cambiamenti della normativa Solvency 2 troppo permissivi sull’uso della leva finanziaria.
Il trilogo, formato da Commissione Europea, Parlamento e Consiglio europeo sta lavorando alla riforma dei requisiti di Solvency 2, normativa che dal 2016 regolamenta la solvibilità delle imprese di assicurazione operanti negli Stati membri.
La revisione, fatta anche per aumentare il peso e l’importanza dei rischi climatici e biodiversità, potrebbe apportare delle variazioni nel calcolo del margine di rischio e del Long-Term equity, che potrebbero liberare fino a 60 miliardi di euro di capitale delle assicurazioni.
In guardia dei rischi
Le ipotesi di cambiamento circolate finora non piacciono all’Ivass che per bocca del suo presidente Luigi Federico Signorini ha messo in guardia dei rischi legati all'aumento della leva finanziaria.
Signorini ha sottolineato che «accrescere la leva finanziaria del sistema assicurativo andrebbe nella direzione opposta rispetto a quella compiuta dalla regolamentazione bancaria dopo la grande crisi del 2008, che mise appunto in evidenza i gravi riflessi reali dell'instabilita' finanziaria, e richiederebbe dunque una seria riflessione sul rapporto tra rischi e presunti benefici». A giudizio del presidente dell'Autorita' di vigilanza «nel lungo termine, il miglior contributo a una crescita sostenibile che il sistema finanziario possa dare consiste nella sua solidita' e stabilita’».
Investimenti siano sempre coperti
Se il regolatore intende aumentare ulteriormente lo spazio per gli investimenti caratterizzati da una lunga durata finanziaria ovvero meno liquidi, ha aggiunto Signorini, «la regolamentazione deve assicurare che ciò avvenga in coerenza con la natura e la tipologia degli impegni assunti dal lato del passivo.
Per il mercato italiano, il tema interessa prevalentemente il comparto vita, dove si collocano i nove decimi dei circa 900 miliardi di euro di investimenti del mercato; e che sono auspicabili interventi per accrescere il matching tra attivo e passivo, salvaguardando pienamente i diritti degli assicurati».
Signorini ha inoltre esortato «le compagnie a valutare con la massima attenzione i rischi relativi all'offerta di polizze riscattabili a valori predefiniti». Le posizioni dell’Ivass sono perfettamente condivise dal Governo Italiano, e in particolare dal Ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti e dall’Ania, Associazione Nazionale delle imprese assicurative Italiana.
Italiani non si assicurano contro catastrofi
La collaborazione fra Ivass e Governo in questa fase storica è molto stretta, L’obiettivo è quello di sensibilizzare il popolo italiano, uno dei più sottoassicurati di Europa, ad aumentare le coperture. Un settore dove molto c’è da fare è quello catastrofale.
«Se in Europa vi è in media troppo poca assicurazione contro le calamitá naturali, in Italia ve ne è ancora meno», ha spiegato Signorini aggiungendo che l’Italia, dopo la Grecia, è «il Paese europeo con il piú ampio divario tra l'esposizione alle calamitá naturali (elevata) e l'entitá della relativa copertura assicurativa (scarsa)».
Un cambiamento nelle abitudini
Nello specifico Ivass sta lavorando all'elaborazione di analisi tecniche, per fornire supporto al legislatore e contribuire a definire e attuare un sistema organico di protezione contro i danni derivanti da catastrofi naturali (non solo di origine climatica) che poggi sulla collaborazione tra pubblico e privato.
L'analisi mira a evidenziare il ruolo delle compagnie assicurative nel risarcimento ex-post dei danni da calamità e nella mitigazione ex-ante di tali rischi, che richiede necessariamente un cambiamento nelle abitudini degli Italiani. Le statistiche dell'Ivass mostrano che "solo una piccola percentuale dei premi assicurativi property - modesta anche per gli standard europei e internazionali - riguarda la protezione dai rischi fisici", conclude Signorini.