La Regione Veneto ha deciso di liquidare le banche socie di minoranza di Veneto Sviluppo e di salire al 100% nel capitale della finanziaria regionale. Una mossa che va letta usando logiche nazionali e non locali.

La Regione guidata da Luca Zaia ha deciso di rilevare il 49% del capitale di Veneto Sviluppo da Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bnl, Banco Bpm, Mps, Sinloc, Volksbank, PopVicenza e Veneto Banca e gestirà da sola gli oltre 600 milioni di risorse destinate alle imprese del territorio tramite prestiti o garanzie.

Il rafforzamento della Regione rappresenta il primo tassello dell’annunciato riordino delle attività in materia di finanza per le imprese, che confluiranno in un unico gruppo, con a capofila la finanziaria regionale.

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Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto (immagine: Facebook)

«Con questa riorganizzazione forniamo alla Regione uno strumento operativo, controllato al 100% dal pubblico, che implementerà le politiche di sostegno alle imprese del Veneto», ha spiegato il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia.

In corso riorganizzazione dei poteri

Se però dal particolare iniziamo a guardare al generale non possiamo non notare come nel Nord Est sia in corso la costruzione di uno schieramento di poteri che sarebbe utopistico pensare che possano avere solo ambizioni locali.

Banca Finint, di cui finewsticino.ch vi ha già parlato alcuni giorni fa, si sta organizzando come una piccola Mediobanca forte di un polo dell’informazione, di un legame con le Assicurazioni Generali oltre che di un fondo infrastrutturale da 1 miliardo di euro che vedrà la luce a breve.

Sempre rimanendo nell’ambito bancario la Banca Centrale Europea ha appena dato il via libera alla fusione di Bcc Verona e Vicenza con Banca Patavina.

Il soggetto che nascerà sarà la terza Banca di Credito Cooperativo in Italia per sportelli (92), quarta per attivi (6,49 miliardi di euro e sesta per soli (29.000).

Veneto fa sistema

Si tratta di agglomerati finanziari non legati uno all’altro, ma che hanno la caratteristica di unire forze che prima erano separate. I veneti sono stati sempre accusati di essere incapaci di fare sistema e per questo di avere sempre subito l’ascendenza delle altre regioni dl Nord. Ora qualcosa sembra cambiare.

L’amalgama di questa nuovo spirito unitario è dato da Luca Zaia, governatore del Veneto apprezzato e molto popolare, rappresentante della Lega recentemente su posizioni molto distanti da quelle di Matteo Salvini.

Se i limiti di mandato per i presidenti di regione non verranno modificati, Zaia non sarà più governatore del Veneto dal 2025 e dovrà cercare un futuro nell'arena politica.

Scalzare Salvini

Già in passato i leghisti veneti hanno reclamato più spazio in ambito nazionale e sono sempre stati respinti dalla base salviniana, molto più organizzata. Ma visti i risultati non eclatanti ottenuti dagli uomini vicini al vicepremier, i veneti vogliono la loro occasione di potere guidare gli equilibri nazionali.

Le sconfitte degli altri anni, quando hanno pagato la scarsa unitarietà delle loro proposte sono state d’insegnamento. E adesso si preparano a combattere uniti avendo dalla loro parte anche una robusta rete di potere economico, finanziario e mediatico.

Ostacolo Giorgetti

Il maggiore ostacolo verso la presa dei poteri dei veneti in seno alla Lega è rappresentato da Giancarlo Giorgetti. L’attuale ministro delle Finanze è l’ex delfino di Matteo Salvini, con cui però sembra avere rotto in maniera irreversibile.

Giorgetti rappresenta da sempre l’anima migliorista della Lega, quella in grado di dialogare in maniera proficua con i poteri forti lombardi, prima fra tutti la Fondazione Cariplo.

Una partita in cui Giorgetti si gioca molto del suo potere futuro è quella relativa alla presidenza dell’Acri, l’associazione che riunisce le Fondazioni Bancarie. Giovanni Guzzetti, anima della Fondazione Cariplo, desidera che a prevalere sia Giovanni Azzone l’attuale presidente dell’ente meneghino.

Fratelli D’Italia e, in primis, il ministro della difesa Guido Crosetto puntano su Fabrizio Palenzona, presidente della Fondazione Crt e grande elettore di Andrea Orcel in Unicredit. Palenzona da tempo strizza l’occhio alle fondazioni bancarie del triveneto. Se ne otterrà i voti la sua scalata all’Acri dovrebbe essere sicura. E il futuro di Zaia più garantito.