E’ stato ufficialmente aperto il cantiere per il rinnovo della Governance di Unicredit. La conferma di Andrea Orcel è sicura, a meno che non chiami Ubs.
Con la nomina degli advisor, Spencer Stuart ed Egon Zehnder, che hanno ricevuto il mandato di seguire l’autovalutazione del board uscente e gestire il processo di selezione dei candidati che saranno poi inseriti nella lista, è iniziato l’iter che porterà al rinnovo del Cda di Unicredit. A oggi l’unica certezza sembra essere riservata dalla conferma di Andrea Orcel nel ruolo di Ceo.
Orcel, ormai da tempo, ha fatto sapere di essere disponibile ad un nuovo mandato visto che considera ancora non concluso il suo lavoro alla guida della banca milanese. Ma, fonti vicine al dossier, fanno notare che anche questa certezza potrebbe vacillare se Orcel dovesse ricevere una chiamata da Ubs. Se il banchiere romano dovesse mai essere chiamato a sostituire Sergio Ermotti, spiegano fonti bancarie, non riuscirebbe a resistere al richiamo dell’istituto dove fra il 2012 e il 2018 ha lavorato come presidente di Ubs Investment bank.
Lista a inizio 2024
L’iter prevede l’approvazione delle linee guida sulla composizione quali-quantitativa ottimale del nuovo board, un documento che recepirà le indicazioni del regolatore e porrà paletti precisi al lavoro di selezione. Partirà poi la scrematura dei profili. La presentazione della lista è attesa a inizio 2024 e il nuovo cda sarà regolamentato dalla governance monistica nel frattempo introdotta dal gruppo.
La figura dell’attuale presidente Pier Carlo Padoan sembra avere molte meno possibilità di riconferma rispetto ad Orcel. I soci italiani gli riconoscono di avere giocato un ruolo fondamentale nel contenimento del precedente amministratore delegato Jean Pierre Mustier e della sua mai smentite ambizioni di portare la banca a una fusione con una realtà estera (la francese SocGen secondo più di una ricostruzione) che avrebbe diluito i soci italiani rendendoli incapaci di difendere l’italianità della banca.
Padoan non piace al Governo
Il profilo di Padoan, ex comunista, ex consigliere economico di Massimo D’Alema oltre che ex ministro dei Governi Renzi e Gentiloni, non è certamente un profilo gradito all’attuale esecutivo di centrodestra. Di certo non è il candidato di Fabrizio Palenzona, presidente di Fondazione Crt (azionista di Unicredit coin una quota dell’1,6%) e grande elettore di Orcel che ha chiesto un futuro da aggregatore per la banca.
Alcuni osservatori ipotizzano che Palenzona stesso potrebbe succedere a Padoan, ma il banchiere sembra molto più interessato alla poltrona di presidenza dell’Acri, l’associazione fra le fondazioni bancarie, da cui potrebbe poi spiccare il salto verso la presidenza della Cassa Depositi e Prestiti.
Piace Bini Smaghi
La partita di Unicredit non può non tenere conto degli esiti dello scontro in atto in Mediobanca, non fosse altro che per il ruolo di azionista che Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone giocano in entrambi i tavoli (per tacere delle Generali). Se Alberto Nagel dovesse soccombere e lasciare la carica di Ceo della merchant bank la nomina a a presidente di Unicredit potrebbe essere la way out ideale.
Ultimo dei nomi circolati per la eventuale successione di Padoan ma certamente non meno importante, è quello di Lorenzo Bini Smaghi. L’attuale presidente di SocGen avrebbe l’appoggio del mercato e, certamente, di buona parte del board della Bce. Che non guasta mai.