«I $29 miliardi di dollari non sono un regalo ma il capitale necessario per integrare e consolidare i $500 miliardi di dollari di attività di CS nel bilancio di UBS», ha commentato Sergio Ermotti in una video intervista rilasciata all’emittente radiotelevisiva «RSI».
Di Ugo Lagrotta, Orbit36 Risk Finance Solutions
Il CEO di UBS si è anche soffermato sulle potenzialità di reinserimento nel mercato del lavoro svizzero dei 3’000 collaboratori che verrano colpiti dai licenziamenti e sull’importante ruolo di UBS per la piazza finanziaria svizzera e l’economia in generale.
L’intervista rilasciata dal CEO di UBS Sergio Ermotti alla «RSI» nel corso del programma di prima serata «60 Minuti» ha coperto i seguenti temi principali.
1. L’Impatto sociale dei 3.000 licenziamenti previsti in Svizzera nei prossimi anni. Ermotti si è detto fiducioso riguardo le possibilità di reinserimento nel mercato del lavoro, citando il dato storico che il 75% dei dipendenti licenziati da UBS è in grado di trovare un nuovo impiego in un arco temporale di 12 mesi. Nel corso del 2023, circa 1500 collaboratori di CS hanno lasciato volontariamente la banca per perseguire opportunità di carriera in altre istituzioni.
2. La garanzia fornita dalla Confederazione ha avuto un ruolo temporaneo, principalmente per sopperire alla mancanza di tempo per esaminare i dati contabili di Credit Suisse ed ha avuto lo scopo di evitare il rischio di contagio a tutto il sistema bancario, all’apertura dei mercati finanziari il Lunedì seguente.
Una volta completata la «due diligence» non è stata più necessaria e UBS ha deciso di rimettere la garanzia statale, decidendo di non approfittarne. «Il bilancio di UBS è molto solido, composto del 15% circa di liquidità – ha proseguito Ermotti – e del 20% di ipoteche svizzere ed un capitale proprio di 200 miliardi di dollari per assorbire eventuali perdite (riferendosi al Total Loss Absorbing Capital)».
3. In riferimento ai circa 29 miliardi di dollari di profitto, considerati una posta contabile: «I 29 miliardi di dollari non sono un regalo – ha notato Ermotti – ma il capitale necessario per integrare e supportare i 500 miliardi di dollari di attività di CS nel bilancio di UBS». Su tale capitale, UBS dovrà dimostrare di generare degli utili in linea con le aspettative degli azionisti.
4. Il collasso di Credit Suisse è stato definito da Ermotti come «una situazione idiosincratica», attribuendo la responsabilità al Consiglio di Amministrazione ed ai dirigenti che – per anni – hanno continuato a perseguire un modello di business non sostenibile.
Non esenti da responsabilità sono anche le autorità ed i regolatori che hanno insistito nel voler due grandi banche a tutti i costi, nonostante una di queste producesse perdite ed adesso vi è un prezzo da pagare.
Ermotti si è detto orgoglioso che la Svizzera abbia risolto il problema CS senza ricorrere a banche od attori esteri e che un’applicazione rigorosa della direttiva «Too Big Too Fail» avrebbe comportato la liquidazione della banca con un impatto ben più severo sia dal punto di vista economico che sociale.