Secondo indiscrezioni non commentate, ma nemmeno smentite da un portavoce di UBS, la banca svizzera starebbe studiano il ritorno del mercato dei bond Additional Tier 1.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch
Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che i bond Additional Tier 1 (At1) sono stati i grandi sacrificati dell’operazione di integrazione fra UBS e Credit Suisse. Le autorità svizzere, modificando le regole che normano il bail in bancario, hanno salvato parte dell’azionario, garantendo il 25% del valore originario, azzerando 16 miliardi di franchi di bond At1.
Al di là del successo che potranno avere le cause che sono state intentate dai possessori delle obbligazioni, non certo felici del sovvertimento delle regole, questa operazione di fatto crea un nuovo standard per quanto riguarda le banche svizzere equiparando i bond At1, che sono sempre stato considerati quasi equity, alle azioni e quindi come capitale di rischio vero e proprio.
Bond dovrà pagare rischio
E’ plausibile pensare che, nell’infausto caso si dovesse verificare un nuovo dissesto bancario, le autorità elvetiche seguiranno lo stesso schema applicato a Credit Suisse.
Ma allora è lecito chiedersi quanto dovranno rendere i bond At1 che verranno emessi nel prossimo futuro dalle banche svizzere di rilevanza sistemica. Di certo dovranno incamerare una cedola che giustifichi il rischio. Il che rischia di essere poco conveniente.
Di certo il Tlac, il meccanismo che calcola il buffer di capitale che devono avere le grandi banche per fare fronte alle crisi, prevede che i bond perpetui, dopo una certa data dalla loro emissione debbano essere sostituiti perché non più efficienti da un punto di vista del computo ai fin i del Tlac stesso.
Grande successo per bond Intesa
Intesa Sanpaolo ha appena riacquistato un bond At1 da 750 milioni di euro con cedola al 6,25% che era richiamabile dal 16 maggio del 2024 perché una modifica regolamentare ne ha reso necessaria la rimozione dal computo del capitale a partire dal 2025, rendendolo prospetticamente inefficiente. Contemporaneamente la banca ha emesso un altro bond 1 per un nominale di 1,25 miliardi di euro e una cedola del 9,125% annuale.
L’emissione ha avuto un successo eclatante raccogliendo da subito moltissimo interesse raggiungendo i 2 miliardi di euro di ordini già nella prima ora dal lancio e chiudendo a più di 4,7 miliardi di euro.
La dimensione del libro ordini, il più grande nel mercato dal marzo 2022, ha permesso un restringimento di ben 50 punti base rispetto alle indicazioni iniziali di cedola del 9,625% area.
Mercato vuole bond At1
L’emissione di Intesa Sanpaolo dimostra che c’è fame sul mercato per questo tipo di prodotti. Ma bisogna vedere quanto verrà prezzato il «rischio Svizzera». Se si guarda all’andamento dei bond perpetui di UBS già sul mercato si nota come lo Yield sia schizzato dopo la notizia del salvataggio di Credit Suisse.
Se si osserva il grafico, ad esempio, del bond UBS 4,85% perpetua denominato in dollari di Singapore ed emesso per 750 milioni di sgd nel settembre del 2019, si nota come lo Yield sia schizzato fin sopra l’8% nell’immediatezza della notizia del salvataggio per poi scendere poco sotto il 7% in queste settimane. Il titolo può essere richiamato a partire dal 4 settembre del 2024.
Nuova emissione rischia di essere cara
Andamento simile per il titolo UBS 5,875% ani h’esso in dollari di Singapore. L’emissione risale al 2018 ed è richiamabile a partire dal 28 novembre prossimo. Anche in questo caso il rendimento ha subito una fiammata al rialzo.
Guardando l’andamento delle emissioni già sul mercato di fatto quello che emerge è che per UBS emettere un nuovo bond At1 sarà un’esperienza perlomeno poco economica.