Swiss Re pagherà solo 37 milioni di euro nell’ambito della tragedia del Ponte Morandi a Genova crollato il 14 agosto 2018 causando 43 vittime.
E’ quanto emerso all’interno del dibattimento del processo per stabilire le responsabilità del disastro.
Nel dettaglio dalla deposizione del teste Luca Kovatsch, ex rappresentante per l’Italia di Swiss Re, è emerso che la compagnia ha deciso di liquidare soltanto 37 milioni di euro relativi alla polizza di responsabilità civile verso terzi (che aveva un massimale fino a 50 milioni, di cui 13 milioni già versati per altri sinistri) e non il risarcimento relativo alla polizza all risk, con un massimale fino a 300 milioni, per il cedimento del ponte.
«Il risarcimento per il danno al ponte Morandi – ha detto – è stato respinto perché Aspi non aveva dato tutte le informazioni al momento dell’aggiornamento della stipula dell’assicurazione, i problemi del viadotto non erano stati evidenziati come la buona diligenza dell’assicurato avrebbe richiesto».
Mion, sapevamo di difetto progettazione
Il tema che il management e gli azionisti di Atlantia, e in particolare la famiglia Benetton, potessero avere contezza del difetto di progettazione del Ponte e dei connessi rischi di crollo, è emerso in maniera evidente in occasione della testimonianza, come teste per l’accusa, dell’ex amministratore delegato di Edizione (la holding della famiglia Benetton) Gianni Mion.
Al processo Mion ha detto di aver saputo nel 2010 che c'era il rischio crollo. «Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo – ha detto. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo (ex dg Atlantia) mi rispose ‹ce la autocertifichiamo›. Non dissi nulla e mi preoccupai. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico».
La possibilità che il concessionario potesse procedere alla manutenzione ordinaria e straordinaria della rete autostradale attraverso società in-house era prevista dal contratto sottoscritto con lo Stato italiano.
Difetto conosciuto dal 2010
Le parole di Mion si riferiscono a una riunione del 2010, ossia otto anni prima del crollo, a cui parteciparono l'a.d. di Aspi Giovanni Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo, Gilberto Benetton, il collegio sindacale di Atlantia e, secondo il ricordo del manager, tecnici e dirigenti di Spea, società addetta alle manutenzioni del gruppo Atlantia.
Swiss Re dubitava
La stessa Swiss Re, ben prima della dichiarazioni di Mion, sembrava poco convinta della linearità del comportamento di Atlantia a Autostrade per l’Italia, la società concessionaria a cui spettava la responsabilità del Ponte come parte dell’infrastruttura ricevuta in concessione.
Lo si capisce dalle dichiarazioni di Kovatsch. Il manager, dopo avere precisato nuovamente che la compagnia ha liquidato il danno a terzi, transato intorno ai 40 milioni ha poi aggiunto che il danno al viadotto non è stato liquidato.
«La nostra catena gerarchica – ha spiegato – ha subito dubitato sulla effettiva vigenza della polizza. Il principale rilievo sollevato era che il rischio non era stato descritto correttamente. Il cliente non ci aveva dato tutte le informazioni sulle reali condizioni del Morandi».