L’inchiesta della Federazione Italiana Gioco Calcio sulle presunte plusvalenze ha prodotto una nuova sentenza dove su nove club indagati Juventus, Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa Empoli, Novara e Pescara solo la Juventus ha avuto pesanti ripercussioni.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista ed esperto economico italiano di finewsticino.ch

La squadra ha subito una penalizzazione, da scontare immediatamente, di 15 punti in classifica. Pene molto rilevanti anche per i dirigenti per cui è stata chiesta anche l’estensione a Uefa e Fifa.

Nel dettaglio è stata comminata un’inibizione temporanea a svolgere attività in Figc per 2 anni e mezzo a Fabio Paratici, peer 2 anni ad Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, 1 anno e 4 mesi a Federico Cherubini e 8 mesi a Pavel Nedved.

Juventus farà ricorso

I legali della Juventus, Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Nicola Apa, commentando la sentenza hanno parlato di evidente disparità di trattamento.

«Attendiamo di leggere con attenzione le motivazioni per presentare il ricorso davanti al Collegio di Garanzia dello Sport, tuttavia evidenziamo, fin da ora, che alla sola Juventus e ai suoi dirigenti viene attribuita la violazione di una regola, che la stessa giustizia sportiva aveva ripetutamente riconosciuto non esistere. Riteniamo che si tratti di una palese ingiustizia anche nei confronti di milioni di appassionati, che confidiamo sia presto sanata nel prossimo grado di giudizio”.

Futuro è tutto da decifrare

Ora il futuro è difficile da decifrare. Se il collegio di Garanzia dovesse confermare la condanna la società bianconera dovrà decisore se adire la giustizia amministrativa oppure no. La clausola compromissoria che prevede “che gli affiliati e i tesserati accettino la giustizia sportiva così come disciplinata dall’ordinamento sportivo».

Considerata la sommarietà del procedimento sportivo e che la Juventus in quanto società quotata è soggetta a una tutela maggiore nella misura in cui beneficia del risparmio, che è bene tutelato costituzionalmente, il ricorso a tutti i possibili gradi di giustizia sarebbe perlomeno auspicabile.

Ecco perché era terminata l’era Agnelli alla Juventus

In vista di una possibile condanna, che tutti davano per certa, è terminata l’era di Andrea Agnelli alla Juventus è durata poco meno di 13 anni, per l’esattezza 12 anni e otto mesi. La sua gestione passerà alla storia come la più vittoriosa di sempre con 19 trofei vinti, cui si aggiungono i 10 titoli della squadra femminile, costituita sotto la sua gestione.

Le dimissioni del Consiglio di amministrazione guidato da Agnelli, lo scorso mese di dicembre, erano arrivate per consentire alla società di dotarsi di un organo consiliare con competenze più adatte ad affrontare i vari fronti aperti, a partire da quello giudiziario. E di consentire ai manager di difendersi nella maniera più opportuna

La società da tempo nell’occhio del ciclone

La società bianconera è da tempo nell’occhio del ciclone per alcune inchieste. i filoni più caldi, che vedono coinvolto anche l’ex presidente, sono l’inchiesta sulle presunte plusvalenze fittizie da calciomercato, che sarebbero servite a gonfiare i conti e la vicenda Prisma che indaga sulla cosiddetta «manovra stipendi», ossia un accordo pubblico tra dirigenze e calciatori sulla cancellazione di quattro mensilità che in realtà, secondo i magistrati, furono solo posticipate.

A questo va aggiunta una lunga disputa con la Consob che ha portato, per due volte, alla correzione dell’ultimo bilancio. Tutte queste tematiche saranno affrontate dal nuovo Cda che è presieduto da Gianluca Ferrero, dottore commercialista di riferimento di John Elkann oltre che uno die massimi esperti italiani in tema contabile e guidato da Maurizio Scanavino, altro manager del cerchio magico di Elkann che gli ha affidato la guida di Gedi, la società editoriale che pubblica, tra l’altro, il quotidiano Repubblica.

Elkann regista della rivoluzione alla Juve

John Elkann, presidente di Stellantis e amministratore delegato di Exor, società che controlla la Juventus, è indicato come deus ex machina della recente rivoluzione bianconera. Elkann, nipote di Giovanni Agnelli, ha ereditato dal nonno il pacchetto di maggioranza relativa della holding di famiglia, la Giovanni Agnelli B.V. Andrea Agnelli è il rappresentante del ramo cadetto più grosso dopo avere ereditato le quote del padre Umberto Agnelli, fratello minore dell’Avvocato.

Agnelli esce anche da Exor e Stellantis.

Andrea Agnelli ha annunciato che lascerà anche i Cda di Exor e Stellantis, mantenendo solo il posto nel board della Giovanni Agnelli B.V., la holding a monte dalla catena societaria. E questo passaggio rappresenta una rivoluzione nella rivoluzione.

Da quando Elkann ha preso le redini del gruppo ha avviato un a modernizzazione che ha portato, tra l’altro, all’accorciamento della catena societaria, da cui sono scomparse le storiche finanziarie Ifi e Ifil, e al sempre minore coinvolgimento ne cda dei rappresentanti dei rami minori della famiglia, oggi azzerato, in favore di consiglieri esterni.

Elkann solo al comando

Col passo indietro di Agnelli, ora Elkann è di fatto da solo al comando. I tifosi e non solo, si chiedono cosa sarà della Juventus. Nessuno scommette sul sentimentalismo di Elkann che sarebbe stanco di questo asset in portafoglio.

Come accaduto per partner Re, la società di riassicurazione che Exor ha venduto a 8,6 miliardi, dopo avere rifiutato offerte più basse, Elkann sa quanto vuole incassare. Se qualcuno dovesse presentarsi con l’assegno che si aspetta, l’operazione avrebbe ottime possibilità di riuscita.