L’era di Andrea Agnelli alla Juventus è durata poco meno di 13 anni, per l’esattezza 12 anni e otto mesi. La sua gestione passerà alla storia come la più vittoriosa di sempre con 19 trofei vinti, cui si aggiungono i 10 titoli della squadra femminile, costituita sotto la sua gestione.

L’assemblea ha nominato il nuovo Cda, passo necessario dopo le dimissioni del Consiglio guidato da Andrea Agnelli, lo scorso mese di dicembre, arrivate per consentire alla società d dotarsi di un organo consiliare con competenze più adatte ad affrontare i vari fronti aperti, a partire da quello giudiziario.

La società da tempo nell’occhio del ciclone

La società bianconera è da tempo nell’occhio del ciclone per alcune inchieste. i filoni più caldi, che vedono coinvolto anche l’ex presidente, sono l’inchiesta sulle presunte plusvalenze fittizie da calciomercato, che sarebbero servite a gonfiare i conti e la vicenda Prisma che indaga sulla cosiddetta «manovra stipendi», ossia un accordo pubblico tra dirigenze e calciatori sulla cancellazione di quattro mensilità che in realtà, secondo i magistrati, furono solo posticipate.

A questo va aggiunta una lunga disputa con la Consob che ha portato, per due volte, alla correzione dell’ultimo bilancio. Tutte queste tematiche saranno affrontate dal nuovo Cda che è presieduto da Gianluca Ferrero, dottore commercialista di riferimento di John Elkann oltre che uno die massimi esperti italiani in tema contabile e guidato da Maurizio Scanavino, altro manager del cerchio magico di Elkann che gli ha affidato la guida di Gedi, la società editoriale che pubblica, tra l’altro, il quotidiano «Repubblica».

Elkann regista della rivoluzione alla Juve

John Elkann 555

(foto: Keystone)

John Elkann (foto sopra), presidente di Stellantis e amministratore delegato di Exor, società che controlla la Juventus, è indicato come deus ex machina della recente rivoluzione bianconera. Elkann, nipote di Giovanni Agnelli, ha ereditato dal nonno il pacchetto di maggioranza relativa della holding di famiglia, la Giovanni Agnelli B.V.

Andrea Agnelli è il rappresentante del ramo cadetto più grosso dopo avere ereditato le quote del padre Umberto Agnelli, fratello minore dell’Avvocato. I siti di pettegolezzi finanziari li hanno indicati spesso in frizione per le scelte da operare nella gestione della Juventus. Andrea è un tifoso sfegatato, John molto più tiepido. Il solo interesse per la squadra è legato a una sorte di mandato testamentario del nonno Gianni, anch’egli malato di Juventus.

Agnelli esce anche da Exor e Stellantis

Questo scenario ha reso ancora più eclatante il colpo di scena che ha animato l’assemblea. Andrea Agnelli ha infatti annunciato che avrebbe lasciato anche i Cda di Exor e Stellantis, mantenendo solo il posto nel board della Giovanni Agnelli B.V., la holding a monte dalla catena societaria.

«La mia volontá, dopo un periodo così intenso, è di poter affrontare il futuro con una pagina bianca, libera e forte e quindi il passo indietro lo reputo indispensabile». E questo passaggio rappresenta una rivoluzione nella rivoluzione. La narrazione della famiglia Agnelli ha giocato molto sulla diarchia.

In favore di consiglieri esterni

Prima fra Giovanni e Umberto. Negli ultimi anni fra John e Andrea. Da quando Elkann ha preso le redini del gruppo ha avviato un a modernizzazione che ha portato, tra l’altro, all’accorciamento della catena societaria, da cui sono scomparse le storiche finanziarie Ifi e Ifil, e al sempre minore coinvolgimento ne cda dei rappresentanti dei rami minori della famiglia, oggi azzerato, in favore di consiglieri esterni.

Una scelta, quella di Elkann, che ha generato e genera più di un malumore fai rami cadetti, che hanno perso ogni rappresentanza in seno all’impero.

Elkann solo al comando

Col passo indietro di Agnelli, la cui ascesa alla Juventus era stata caldeggiata, secondo fonti torinesi, da due delle sorelle dell’avvocato, Maria Sole e Susanna, proprio per mettere un limite allo strapotere di Jaki, come viene chiamato in famiglia il presidente di Stellantis, ora Elkann è di fatto da solo al comando. Non ha nessun familiare o collaterale che possa spiare le sue mosse da vicino in nessun board.

Un potere che nemmeno suo nonno era riuscito ad avere. I tifosi e non solo, si chiedono cosa sarà della Juventus. Nessuno scommette sul sentimentalismo di Elkann che sarebbe stanco di questo asset in portafoglio. Come accaduto per partner Re, la società di riassicurazione che Exor ha venduto a 8,6 miliardi, dopo avere rifiutato offerte più basse, Elkann sa quanto vuole incassare.

Se qualcuno dovesse presentarsi con l’assegno che si aspetta, l’operazione avrebbe ottime possibilità di riuscita.