Due anni fa la situazione della piazza finanziaria ticinese era desolante. Ora invece si sta verificando un miracoloso ritorno. Ecco un nuovo mondo.

Il viaggiatore è sorpreso nello scoprire che in treno da Zurigo a Lugano ci ha messo meno di due ore. In passato non era così. Ma dall'apertura della galleria di base del Ceneri nel dicembre di un anno fa, il tempo di percorrenza si è ridotto a un'ora e 53 minuti. La Svizzera tedesca e il Ticino non sono mai stati così vicini. Se, volgarmente detto, il tempo è denaro, allora questa accelerazione può rappresentare anche uno spiraglio di speranza per la piazza finanziaria luganese.

Per anni la città più importante del Ticino ha beneficiato ampiamente del settore finanziario. Il fatto che la maggior parte dei clienti italiani portassero i propri capitali in Svizzera, a volte semplicemente in valigia, non era solo dovuto al segreto bancario e alla possibilità di evitare le tasse.

Da una crisi all'altra

L'afflusso di denaro tra il 1970 e l'inizio del millennio era dovuto anche al fatto che in questo paese la privacy finanziaria veniva rispettata, lo Stato offriva una sicurezza giuridica e una valuta forte, mentre le banche erano in grado di garantire una consulenza competente e affidabile nella gestione dei capitali. Vantaggi che si potevano solo sognare in un paese come l'Italia, dove il terrorismo di sinistra infuriava, l'eurocomunismo si stava diffondendo, la lira scivolava inesorabilmente verso il basso e il governo barcollava da una crisi all'altra.

Con queste premesse, Lugano irradiava qualcosa di simile a una magia del denaro. La piazza finanziaria contribuiva a regalare al Cantone un'enorme prosperità. Fino a dieci anni fa, il settore finanziario, inclusi fiduciari e gestori patrimoniali indipendenti, impiegava ben 10’000 persone e contribuivano enormemente al gettito fiscale e di conseguenza anche alla prosperità economica.

L'ultima grande banca ticinese

Questa storia di successo si è conclusa nel 2009 quando la Svizzera ha ceduto alle pressioni politiche dall'estero e ha di fatto eliminato il segreto bancario – solo un anno dopo che il consigliere federale Hans-Rudolf Merz aveva annunciato che i paesi stranieri non l’avrebbero spuntata con il segreto bancario svizzero. In questa situazione, le autorità italiane hanno colto l'occasione al volo, approfittando delle amnistie fiscali per motivare i connazionali a rimpatriare i capitali parcheggiati in Svizzera.

Il deflusso di capitali è stato enorme e la fine della piazza finanziaria ticinese sembrava ormai arrivata. La dipendenza unilaterale dagli affari con la clientela italiana si stava vendicando. Con l'assenza di nuovi flussi di capitali, molte istituzioni finanziarie hanno dovuto ridurre le proprie dimensioni, lasciando a casa migliaia di dipendenti. Quando nel 2017 l'ultima grande banca ticinese, la Banca della Svizzera Italiana (BSI), ha perso la licenza nel vortice di uno scandalo di corruzione a Singapore e si è fusa con la sua concorrente EFG International, è stato raggiunto il fondo.

Il ritorno forzato

Fino a due anni fa, quasi nessuno avrebbe pensato che questa terribile tendenza avrebbe potuto cambiare direzione. Non nasconde una certa ironia il fatto che proprio il momento difficile dovuto alla pandemia da coronavirus abbia portato a un cambio di rotta. Il ritorno forzato ai confini nazionali durante il lockdown, unito ad una improvvisa digitalizzazione accelerata e alla volontà di non cadere nell'apatia in un momento di estremo bisogno, hanno aiutato la piazza finanziaria, in circostanze differenti, a muoversi verso una rinascita.

In questo contesto, per alcuni ticinesi l’improvvisa riduzione del tempo di percorrenza verso la metropoli finanziaria di Zurigo ha significato una luce all’orizzonte o, per dirla in modo più profano, un nuovo collegamento «con il mondo» dopo che Swiss nel 2019 aveva interrotto i voli di linea dall'aeroporto di Lugano-Agno.

Il Ticino come ecosistema finanziario

Tuttavia, nessuno si aspetta di poter facilmente tornare ai tempi d'oro. Il denaro non fluirà semplicemente verso le banche in futuro. «Gli affari sono certamente diventati più statici, cosa che vale in generale per il settore finanziario in Ticino», ammette Philipp Rickenbacher, CEO della Banca Julius Baer, il quale però afferma anche che un ritiro dal Ticino, dove l'azienda è rappresentata in maniera importante, non entra assolutamente in discussione.

Il Ticino come ecosistema finanziario offre sufficienti punti di riferimento per rimanere la terza piazza finanziaria più importante della Svizzera dopo Zurigo e Ginevra. «Cruciale è il fatto che», afferma Matteo Bosco, per molti anni dirigente di Credit Suisse e attualmente partner di Conser, una società di analisi per investimenti sostenibili, «il cluster che ora si sta creando in maniera lenta ma continua, si rivela solido e sostenibile».

Settore di competenza

In questo contesto, Bosco fa riferimento, ad esempio, all'Università della Svizzera italiana (USI) che è riuscita a creare nel suo interno un settore di competenza riconosciuto a livello nazionale nel settore della «finanza», mentre in passato gli studenti «emigravano» a Zurigo o San Gallo.

Anche il Centro di Studi Bancari è un importante punto di riferimento, così come la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) che nella formazione e ricerca si è recentemente concentrata sulla finanza sostenibile. «Tutte queste istituzioni stanno contribuendo a forgiare nuove competenze, importante base per una crescita sostenibile», afferma Franco Citterio, direttore dell'Associazione Bancaria Ticinese (ABT).

Difendere la propria posizione

Un numero non insignificante di altri attori finanziari, come ad esempio hedge fund, società di private equity e un certo numero di aziende attive nel commercio di materie prime, completa questo mosaico. La tecnologia finanziaria (Fintech) e il confronto con la tecnologia blockchain in occasione di eventi ricorrenti a Lugano contribuiscono a intensificare ulteriormente questo sistema di piazza finanziaria indipendente.

Tali iniziative non esistevano in passato. Le banche sembravano essere un dono divino. Ciò che allora era scontato non è più così. Ci rendiamo conto che la situazione è critica e che ora è necessario impegnarsi attivamente affinché la terza piazza finanziaria svizzera possa difendere la propria posizione.