Una ricerca evidenza come il tessuto industriale italiano potrebbe ricorrere ampiamente ai minibond senza intaccare la solidità finanziaria.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch
Nonostante gli shock economici e finanziari cui è stato sottoposto in questi ultimi anni, il tessuto produttivo italiano è decisamente in salute e in grado di indebitarsi.
Secondo uno studio realizzato da Cerved Rating Agency, l’agenzia di rating italiana specializzata nella valutazione del merito creditizio delle imprese e nella misurazione delle performance Esg, oltre 1.100 imprese italiane potrebbero emettere fino a 15 miliardi di euro di minibond senza indebolire la loro struttura economico-finanziaria. E di questi, quasi la metà potrebbero essere «verdi», a supporto di politiche di sostenibilità.
Un’ottima opportunità
La ricerca, intitolata «Il potenziale del mercato minibond delle imprese italiane», partendo dalle oltre 15mila società non finanziarie oggetto della sua valutazione, ha individuato un campione adeguatamente rappresentativo dell'economia italiana in termini di settori, distribuzione geografica, dimensione, forma giuridica e struttura finanziaria, da cui ha estratto i dati della ricerca.
«In un mercato dominato dall'offerta bancaria – spiega Fabrizio Negri, ad di Cerved Rating Agency – i minibond sono un’ottima opportunità, perché offrono alle Pmi emittenti uno strumento di finanziamento aggiuntivo o alternativo e agli stakeholder un’interessante scelta di investimento verso le imprese private. Inoltre, la crescente attenzione alla sostenibilità ha avuto effetti tangibili anche sul mercato dei minibond, che sta diventando un'importante fonte aggiuntiva per sostenere la competitività delle PMI e favorirne la transizione verde».
Rosa di 1.133 aziende
I minibond sono titoli di debito tipicamente emessi da piccole e medie imprese per diversificare le fonti di finanziamento e accedere al mercato degli investitori professionali, quindi, ai fini dell’indagine, sono state selezionate dal campione solo società non finanziarie con ricavi compresi tra i 5 e i 500 milioni di euro, a cui sono stati poi applicati rigidi criteri finanziari in modo da ottenere i soggetti in grado di emettere minibond senza pregiudicare il proprio equilibrio economico-finanziario.
Si è così arrivati a una rosa di 1.133 aziende, il 75% delle quali localizzate nel Nord Italia, che potrebbero emettere minibond per 15,2 miliardi di euro con un limite massimo di 50 milioni di euro ciascuno.
A livello geografico, in testa troviamo il Nord-ovest con 483 imprese e un potenziale di emissione di 7,1 miliardi di euro, seguito dal Nord-est (369 aziende e 5,1 miliardi), dal Centro (151 e 1,9 miliardi) e da Sud e Isole (130 e 1,1 miliardi). Si tratta per l’81% di imprese con un fatturato compreso fra i 50 e i 500 milioni di euro. Per quanto riguarda i macrosettori, svettano le aziende manifatturiere, seguite dai servizi e dal commercio.
Focus Green
Cerved Rating Agency ha poi dedicato un focus ai mini-green bond, emessi da imprese che appartengono ai settori maggiormente esposti alla transizione ecologica ed energetica, quali costruzioni, automotive, attività manifatturiere, fornitura di energia elettrica, gas e acqua, gestione dei rifiuti, trasporto e magazzinaggio, servizi di informazione e comunicazione, attività immobiliari, agricoltura, siderurgia, chimica, plastica e gomma, produzione di macchinari.
Si tratta di un sottoinsieme corposo delle 1.133 imprese iniziali, pari a 540 aziende, con un potenziale di emissioni di 6,6 miliardi di euro.
Probabilità di default
Infine è stata analizzata la probabilità di default media dal 2014 al 2024 per tutte le società prese in esame.
L’analisi ha evidenziato come le possibili emittenti di minibond, inclusi i mini-green bond, presentino livelli di rischio più contenuti e variazioni di probabilità di default meno evidenti rispetto al campione complessivo: nel decennio la probabilità di default media è rimasta stabilmente sotto al 2%, rispetto all’intero campione che non è mai sceso sotto il 4,47% e nel marzo 2024 ha raggiunto un picco del 6,26%.