In un'epoca storica in cui le banche hanno le spese fortemente contingentate e analizzate da ogni regolatore, oltre che dai rispettivi collegi sindacali e dai revisori, pensare che uno dei maggiori istituti italiani possa essere stato proprietario di una squadra di calcio, iscritta ai campionati professionistici italiani, potrebbe sembrare poco più che una boutade.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Ma le cronache bancarie italiane sono costellate da eventi in cui la realtà supera la fantasia. E la storia della squadra di calcio del Banco di Roma è certamente una di queste.

Tutto inizia nel 1970

Il Banco di Roma, la cui eredità è confluita in Unicredit attraverso la fusione con Capitalia, era una delle tre banche di interesse nazionale, insieme alla Banca Commerciale e al Credito Italiano, controllate dallo stato. La squadra è durata poco più di tredici anni dal 1970 al 1983 senza subire mai retrocessioni.

L'iniziativa venne messa in cantiere quando la banca era guidata da Ferdinando Ventriglia, la cui carriera è stata caratterizzata da molte luci e ombre, la più pesante della quale è legata allo scandalo di Michele Sindona e la P2. Ventriglia sta al Banco dal 1969 fino al 1975, rimettendo in ordine il bilancio e rafforzando la struttura patrimoniale dell’istituto.

Progetto incredibile

Il progetto della squadra viene messo in cantiere nel 1970, E si tratta di un progetto che ha una incredibile modernità nella misura in cui la proprietà della squadra possedeva sia il centro di allenamento sia lo stadio in cui esibirsi.

Il fiore all’occhiello era l’impianto, di proprietà della banca, il Centro Sportivo Settebagni che poteva ospitare fino a 7.000 spettatori, con una tribuna che all’epoca non aveva nulla da invidiare neanche a certe realtà che si erano spinte fino alla Serie B.

Saccheggiato il Corato

Il progetto prese via alcuni mesi prima coinvolgendo tutte le direzioni del personale che avevano il compito di fare lo scouting. Inevitabilmente fu necessario assumere delle risorse esterne. In Puglia venne saccheggiata la squadra del Corato, comune alle porte di Bari. In un'epoca di iper-sindacalizzazione. come erano gli anni '70, l'arrivo dei calciatori fece nascere non poche polemiche.

Visto il «lavoro» che erano chiamati a svolgere si svolgeva durante i fine settimana e spesso in trasferta, i calciatori non potevano che essere assunti come commessi, l'unica categoria del contratto bancario cui fosse consentito di lavorare fuori dagli orari di apertura della banca e che potesse fare straordinari virtualmente illimitati.

Calciomercato forza contratti

A rendere più complessa la vicenda contribuirono anche le esigenze di un calciomercato ante litteram. Una volta insediata la squadra, gli innesti successivi, effettuati per rafforzarla, spesso venivano motivati a entrare in banca con la prospettiva di stipendi più alti rispetto all'entry level rappresentato dai commessi.

Alcuni vennero assunti con la qualifica di impiegati di seconda, la più bassa del livello impiegatizio, che prevedeva un fisso decisamente più alto, ma non la possibilità di lavorare nel fine settimana. Ma visto che il giocattolo era voluto dai vertici vennero fatte delle eccezioni come quelle che permettevano di inquadrare gli autisti dei top manager come cassieri centrali per il solo fatto che venissero indotti a prendere il porto d’armi.

Anche il padre di Cannavaro

Tra le file dal Banco di Roma si sono succeduti molti carneadi e pochissimi talenti assoluti. L'unico ad avere avuto una carriera in Serie A è stato Antonio Tempestilli che ha giocato come difensore anche nell'Inter, nel Como e nella Roma con cui vinse una Coppa Italia.

Tra coloro che hanno avuto una buona carriera fra Serie A e Serioe B va ricordato Rocco Pagano, cresciuto nelle giovanili della Juventus e assurto agli onori delle cronache con il Pescara di Giovanni Galeone dove condivideva il controcampo con Max Allegri, che oggi allena i bianconeri. Nel Banco Roma giocò anche Pasquale Cannavaro padre di Fabio, campione del Mondo con l'Italia nel 2006, e Paolo, a lungo difensore del Napoli.

Coppa Italia nel Palmares

Tra i successi da ricordare ci sono la vittoria della Coppa Italia dilettanti nel 1975, la vittoria del campionato regionale di Prima Categoria nel 1972 e il terzo posto nel campionato di serie D nel 1977.