Il 2022, secondo l’Ufficio Federale dell’agricoltura, è stata un’annata positiva per il settore viticolo elvetico.

Dalla vendemmia sono stati prodotti 99 milioni di litri di vino ovvero 38 milioni in più (+63%) rispetto al 2021 e 9 milioni in più (+10%) rispetto alla media degli ultimi 10 anni. Grazie a temperature elevate e precipitazioni scarse, i tenori di zucchero negli acini sono stati superiori alla media e promettono un’annata di qualità eccellente.

In attesa di assaggiare il prodotto finale di un’annata tanto fortunata, guardiamo lo stato di salute del mercato svizzero del vino attraverso l’analisi approfondita dei dati realizzata dall’Osservatorio Unione italiana vini – Vinitaly.

Svizzera 15° mercato importazione di vino al mondo

La Svizzera è il 15° mercato di importazione di vino al mondo per volume (1,9 milioni di ettolitri nel 2021) e il 9° per valore, con il 4% di quota, equivalente a 1,5 miliardi di dollari.

Il mercato ha avuto un andamento espansivo in termini valoriali, considerando che dal 2015 la Banca centrale ha deciso lo sganciamento del franco dal cambio fisso con l’euro, fattore che ha portato a un forte apprezzamento della valuta elvetica.

In termini di Crescita media composta annua, il decennio 2011/2021 - grazie a un 2021 di forte rimbalzo rispetto al 2020 caratterizzato dagli effetti del Covid – chiude con +2%, mentre per volume il saldo è zero (1,9 milioni di ettolitri complessivi).

Crollata quota vino sfuso

Se si passa all’analisi della composizione delle importazioni di vino in Svizzera si nota come la fisionomia del mercato è cambiata nell’ultimo decennio.
Innanzitutto, si è fortemente ridotta l’incidenza dello sfuso, che è passato da una quota del 40% del 2010 a una del 25% circa, con una decrescita annua del 5% cui ha fato da contraltare la crescita del comparto spumante salito a 236.000 ettolitri di prodotto, con una quota di mercato del 13% (4 punti in più rispetto a inizio decennio) mentre è rimasto sostanzialmente stabile il segmento vini fermi e frizzanti confezionati (+1%).

Italia primo fornitore

Primo fornitore del mercato per volumi è l’Italia, l’unica, insieme al Portogallo, ad avere aumentato la quota di mercato dal 35% al 41% tra il 2010 e il 2021.

Al secondo e terzo posto si confermano la Francia e la Spagna ma con quote in calo rispettivamente dal 24 al 23% e dal 20% a 15%. Il Portogallo, quarto maggior fornitore, ha visto i volumi salire dal 4% al 6%

Svizzera non ama vini da mercai esotici

Il Sudafrica è il primo dei Paesi non europei (2% di quota), seguito da Usa, Argentina, Cile, Australia e Nuova Zelanda, con quote residuali, a dimostrazione di come il mercato Svizzero sia un feudo quasi inespugnabile per i produttori più vicini.

Se focalizziamo l’attenzione alla performance 2010/2021 dei tre maggiori esportatori di vino in Svizzera l'Italia conferma un trend di assoluta regolarità delle forniture di vino, pur avendo cambiato il mix nel corso degli anni.

La Francia ha avuto un andamento flettente fino al 2016, recuperato quasi pienamente solo nel 2021 mentre una tendenza involutiva è appannaggio della Spagna, complice la progressiva erosione delle richieste di vino sfuso, scese da 175.000 ettolitri del 2010 a 83.000 del 2021.

Eclatante ascesa degli spumanti

Come per la Spagna, anche per l’Italia vi è stato un forte ridimensionamento delle richieste di sfuso, passate da 260.000 a 170.000 ettolitri (-4%).

In crescita del 2% il segmento dei vini fermi e frizzanti (450.000 ettolitri), mentre è di assoluto rilievo la performance degli spumanti, che nel periodo in esame hanno raddoppiato i volumi (a 143.000 ettolitri).

La prima tipologia di prodotto esportata dall’Italia in Svizzera è rappresentata storicamente dai vini fermi rossi, con una crescita media decennale del 2%. In crescita anche le bollicine (+7%), e, grazie a un recupero nell’ultimo triennio, anche i bianchi (+1,5%). In forte contrazione il mercato dei vini rossi sfusi, scesi sotto la soglia dei 120.000 ettolitri nel 2021.

Primitivo sostiene Igp rossi

Nel periodo 2018-2021 grafico i vini a Igp rossi, trainati dal boom recente del Primitivo, hanno totalizzato 85 milioni di fatturato e una crescita composta del 10%.

Sulla stessa ampiezza di crescita troviamo il Prosecco (+11% e 52 milioni di controvalore) mentre tra i rossi fermi, i toscani Dop sono quelli che generano più valore (45 milioni di euro), mentre la crescita più robusta è segnata dagli omologhi piemontesi (+12%, a 21 milioni).

Ancora piccoli, ma in robusta ascesa, i valori dei vini rossi siciliani, attestatisi a 5 milioni fatturato.