In Italia, Paese che vanta una ricca storia di fallimenti bancari, alcuni caratterizzati da episodi di cronaca anche grotteschi, come nel caso della Popolare di Lodi dove gli executive sottraevano i fondi dalle eredità dei defunti, l’operazione UBS-Credit Suisse ha lasciato molti interrogativi e una certezza: non è finita qui.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista ed esperto economico italiano di finewsticino.ch
Quello che lascia sommamente stupiti è l’arrocco autorefenziale delle autorità elvetiche coinvolte che pretendono che il mondo accetti senza critiche un operato che sovverte molte delle regole che guidano la finanza internazionale.
Come lo studente primo della classe beccato a copiare il compito, la Svizzera sembra volere rimuovere le cause che hanno portato a questa situazione. Citando Dante, a Berna han detto «Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare».
Da Finma bizzarre spiegazioni per azzerare AT1
(immagine: Finma, Berna)
L’azzeramento dei Bond Additional Tier 1, motivato in maniera bizzarra dai regolatori svizzeri, non potrà che generare un contenzioso infinito. Finma ha ricordato che i bond AT1 vengono azzerati in presenza di un Viability event, un evento scatenante.
Queste obbligazioni sono state progettate come meccanismo di assorbimento delle perdite. Nel caso in cui la banca si trovi ad affrontare una situazione di mancanza di capitale, entrano in gioco le obbligazioni, la cui svalutazione rafforza la posizione finanziaria della banca riducendone le passività.
Nei prospetti dei bond Credit Suisse è scritto che questa clausola scatta quando l’indice di solidità patrimoniale scende sotto il 7%. Peccato che nessuno fra banca, Governo e regolatori abbia mai dichiarato che questo sia capitato.
Bondholder non staranno zitti
(fotomontaggio: finewsticino.ch)
Il fatto che questo tipo di strumenti finanziari sia in portafoglio a investitori istituzionali ha evitato ai cittadini svizzeri la visione di cortei di bondholder disperati manifestare di fronte alla sede della banca.
Ma è difficile pensare che il silenzio di questi giorni sia motivatile con l’acquiescenza di fronte all’azzeramento delle obbligazioni, tanto più che stiamo parlando di 16 miliardi di dollari di valorerà complessivo.
Le autorità svizzere hanno deciso di sacrificare questi bond e di salvaguardare in parte l’equity, andando contro ogni logica finanziarie e legale.
Azionisti del Golfo esultano
Ammar Al Khudairy, Saudi National Bank (immagine: SNB)
Le azioni vengono tradizionalmente definite «capitale di rischio». Da oggi in poi va aggiunta una clausola che recita «a meno che tu non sia un fondo sovrano di uno stato del Golfo».
Non sfugge che i due maggiori soci del Credit Suisse siano Saudi National Bank e Qatar Authority rispettivamente con il 10% e il 7% del capitale. Parafrasando La fattoria degli animali di George Orwell se ne deduce che «tutti i soci sono uguali, ma alcuni soci sono più uguali di altri».
Come è stato chiaro in occasione dei recenti mondiali di Calcio, i petrodollari tendono ad ammorbidire i giudizi. L’esborso di 3 miliardi di franchi da parte di UBS è troppo basso per non legittimare pensieri maligni. Davide Serra, Ceo del fondo Algebris è lo ha spiegato in maniera incontrovertibile.
UBS ha fatto affare della vita
«UBS» ha spiegato «ha fatto l’affare della vita: mai nella storia una banca ha aumentato il proprio Net asset value del 70% in una notte. Questo sarà molto positivo per tutti gli stakeholder di UBS», ha aggiunto.
E anche in questo caso non è difficile immaginare legioni di avvocati già al lavoro. Ultimo ma non meno importante tutta l’operazione è avvenuto senza che nessun socio abbia avuto modo di essere contattato.
Anni di studi sulla corporate Governance azzerati in un weekend (immagine sopra). Una sorta di paternalismo vetero socialista dove lo Stato evita ai sudditi di misurarsi con temi che potrebbero non comprendere, col rischio di prendere una decisione sbagliata. Una scelta che non si capisce se sia più grottesca o dilettantesca.
Per Svizzera non sarà facile uscirne
Palazzo federale di Berna (immagine: Shutterstock)
Non sarà facile per la Svizzera uscire da questo «cul de sac». La delicatezza del tempo, la complessità della materia e il rispetto che la Confederazione si è guadagnata nel mondo finanziario globale hanno finora evitato reazioni rumorose e dolorose.
Ma se lo schema di questa operazione che molti, e non senza qualche ragione, definiscono «una risoluzione mascherata da salvataggio», verrà confermata si rischia di aprire una crisi di credibilità che potrebbe impattare ogni singolo titolo di debito emesso in Svizzera e avere effetti oggi impensabili.