Il mondo bancario italiano festeggia il ritorno del margine d’interesse che era virtualmente scomparso dai propri bilanci nei lunghi anni di interessi zero e si prepara a remunerare congruamente i soci.

Dell'inviato Giuseppe Wrzy, pubblicista ed esperto economico italiano

I conti dei primi nove mesi del 2022 delle cinque maggiori banche italiane, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Montepaschi giustificano un cauto ottimismo. Secondo un’analisi realizzata per First Cisl dal Comitato scientifico della Fondazione Fiba sui dati aggregati dei cinque istituti, tra gennaio e settembre i proventi operativi sono saliti a 38,8 miliardi (+3,3%) sulla scorta degli interessi netti aumentati a 17,5 miliardi (+8,3%).

Dello stesso tenore i dati relativi al risultato netto (+5,5%), a quasi 8,9 miliardi, al risultato di gestione (+8,8%) a 18,7 miliardi e al risultato netto di gestione (+6,7%) a oltre 14,3 miliardi.

Strategie diverse fra Intesa e Unicredit su Russia

Le due maggiori banche del Paese hanno affrontato in maniera opposta il rischio commesso alla guerra Ucraina. Intesa Sanpaolo lo ha di fatto azzerato. Unicredit, allo scorso 30 settembre, aveva un’esposizione complessivamente pari a circa 3,1 miliardi di euro.

Una scelta che il numero uno di Unicredit, Andrea Orcel (foto sotto), ha difeso spiegando che un’uscita affrettata dalla Russia sarebbe stata »una reazione emotiva e anche immorale perché sarebbe stato un regalo alle persone a cui stai cercando di opporti».

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Il sistema bancario ha festeggiato l’ennesima messa in sicurezza del Banco Monte dei Paschi di Siena che ha chiuso con successo un aumento di capitale da 2,5 miliardi, garantito al 60% dal Ministero dell’Economia. La banca senese dal 2008 ha realizzato sei aumenti per un totale di 25 miliardi di euro, dei quali 18 miliardi coperti dai privati e circa 7 miliardi a carico del bilancio pubblico.

Prima o poi arriverà un Cavaliere per Mps

In pochi si illudono che il Monte possa avere un futuro stand alone. Prima o poi dovrà arrivare un cavaliere bianco che la inglobi, sciogliendo i molti nodi ancora irrisolti. Intesa Sanpaolo non può più crescere in Italia per limiti antitrust.

Banco Bpm e Bper hanno una grandezza che renderebbe molto complessa e pericolosa la digestione di una preda tanto articolata. L’acquirente naturale sembrava essere Unicredit. Ma l’amministratore delegato Andrea Orcel ha fatto saltare le trattative con il Governo chiedendo, secondo fonti vicine alla trattativa, un impegno pubblico quadruplo rispetto agli 1,6 miliardi di euro garantiti nell’ultima ricapitalizzazione. Un atteggiamento che non è piaciuto all’esecutivo e nemmeno a molti soci della banca.

Questo non significa che l’operazione non possa ripresentarsi in futuro. Certo è che alla luce di quel «non possumus» appare molto meno semplice che il sistema bancario italiano possa accondiscendere a un matrimonio fra Unicredit e Banco Bpm, che più di un analista aveva pensato come la necessaria risposta di Unicredit all’Opa con cui Intesa Sanpaolo ha conquistato Ubi Banca.

Il fermento M&A, inteso come la volontà dei singoli amministratori delegati di chiudere operazioni di acquisizione, non manca e gli uffici tecnici delle singole banche continuano a studiare differenti dossier- Ma dallo studio alla fase operativa il passo è lungo anche perché le prede di maggiore appeal sono care.
Quasi tutte le banche guardano a società di Asset o Wealth management come possibili prede, sulla scia di un a richiesta di consolidamento del settore voluto dal regolatore.

Bancassurance addio

Carlo Messina 111

Il rinnovo del contratto dei lavoratori assicurativi, migliorativo rispetto al precedente, ha di fatto congelato sine die ogni possibilità di progetto bancassicurativo nella misura in cui, in un’operazione di fusione fra una banca e un’assicurazione, comporterebbe un innalzamento dei costi del lavoro del conglomerato finanziario.

In passato Carlo Messina (foto sopra) aveva cullato la possibilità di fondere Intesa Sanpaolo e Assicurazioni Generali. L’operazione venne bruciata da una fuga di notizie, favorita da un azionista contrario alla diluizione che avrebbe subito in considerazione dell’operazione. Oggi Unipol, azionista di Bper, potrebbe avere interesse a perseguire un simile obiettivo nel medio periodo.

Allo stato Bper è impegnata nella digestione di Banca Carige terminata la quale potrebbe volgere il proprio interessa alla Banca Popolare di Sondrio. Sullo sfondo rimangono i pressanti richiami della Bce ad evitare una remunerazione troppo ricca degli azionisti, che hanno generato forti malumori fra i banchieri europei.

La Bce ha ribadito che non è nei piani una raccomandazione sullo stop a dividendi e buyback come in pandemia spiegando però che le banche dovranno aggiornare le traiettorie di capitale per tenere conto esplicitamente di una recessione.