Il Prosecco Doc anche nel 2023 è la prima denominazione enologica italiana sia per volumi sia per valore. La vendemmia italiana dello scorso anno è una delle più scarse da decenni.
Il 2023 è stato un anno di conferme per il Prosecco Doc che è risultato ancora la prima Denominazione enologica italiana sia a volume che a valore, con una produzione imbottigliata di oltre 616 milioni di bottiglie. Nello scorso anno si è registrato un calo del 3,5% negli imbottigliamenti rispetto al 2022, flessione che scende sotto il 2% se non si considera la tipologia rosé, che ha subito un calo più significativo, pur continuando a rappresentare oltre l’8% dell’intera produzione.
«Il dato è sostanzialmente in linea con le previsioni operate dal Consorzio in vista dell’Assemblea ordinaria dei soci che, prima dell’estate, ha approvato la governance della Denominazione proposta dal Consiglio di Amministrazione – spiega il Presidente, Stefano Zanette – Nell’analizzare i dati non possiamo non tener conto di un contesto internazionale piuttosto complicato e di una situazione economica pesantemente condizionata da un’inflazione che, seppure in calo, pesa notevolmente sui bilanci delle famiglie, sia in Italia che in molti dei nostri mercati più importanti».
Nelle prossime settimane verranno introdotte alcune importanti modifiche del disciplinare di produzione che riguarderanno una maggiore segmentazione delle produzioni, sia in termini qualitativi che geografici, ma anche il confezionamento e l’etichettatura.
Vendemmia 2023 scarsa
Lo scorso anno è stato contraddistinto da una forte contrazione della produzione vinicola mondiale e dal rallentamento degli scambi internazionali. Lo segnala l’Ismea, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, ricordando l’ultima vendemmia italiana, con 39 milioni di ettolitri di vino stimati a fine anno, sia stata tra le più scarse degli ultimi decenni. La produzione, tra l’altro, è stata ampiamente controbilanciata dall’ incremento delle giacenze, mai così elevate da inizio millennio e pari a 51 milioni di ettolitri censiti al 31 luglio 2023.
L’accumulo degli stock in cantina è una domanda nazionale ed estera poco dinamica – ricorda Ismea – hanno condizionato negativamente i listini all’origine per quasi tutto il 2023. Solo a partire dall’estate, con le attese di una riduzione produttiva, le quotazioni, soprattutto nel segmento dei vini da tavola, hanno ripreso un minimo di slancio, non sufficiente tuttavia a ribaltare la tendenza negativa nella media d’anno.
Valore esportazioni in calo del 2%
Per quanto riguarda le esportazioni, i primi nove mesi del 2023 hanno fatto segnare una sostanziale stabilità dei volumi a fronte di un lieve calo dei valori (-2%) dovuto al diverso mix di prodotti, con una crescita del peso degli sfusi a sfavore dell’imbottigliato. L’Italia è l’unico Paese, tra i maggiori esportatori di vino, a non aver subito riduzioni dei quantitativi spediti all’estero. La Spagna ha perso il 4% circa sia in volume che in valore, mentre la Francia ha ridotto i volumi dell’8% cedendo l’1% in termini di valore.
Gli operatori italiani – spiega l’Ismea – sono consapevoli che alcune criticità del settore sono strutturali. Dietro alla riduzione del giro d’affari all’estero non ci sono solamente le ingenti scorte fatte durante il Covid, ma anche un diverso orientamento della domanda verso vini più facili, meno strutturati ed economicamente più accessibili, dato il contesto fortemente inflativo.