Il numero uno di Unicredit è il banchiere più retribuito d’Italia seguito da Alberto Nagel di Mediobanca. Lovaglio, autore del miracolo B.Mps appesantito dal «salary cap».

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Lo stipendio accordato da Stellantis al Ceo Carlos Tavares, di poco inferiore a 36 milioni di euro, ha messo un po’ la sordina alle polemiche che ogni anno accompagnano la pubblicazione della classifica dei banchieri più pagati.

Per il colosso automotive non esiste alcun «salary cap» e infatti lo stipendio dell’amministratore delegato è pari a oltre mille volte la paga di un operaio medio. Tavares è stato premiato per avere, tra l’altro, completato l’integrazione fra gruppo Fca e Peugeot.

Non è stato come vincere la lotteria

Luigi Lovaglio, amministratore delegato di B.Mps, colui che ha realizzato il salvataggio della banca senese dopo anni di declino, un’operazione molto vicina al miracolo, almeno nella considerazione degli addetti ai lavori, ha percepito meno di 1 milione di euro: per l’esattezza ha incassato 947.400 euro.

In termini assoluti si tratta di uno stipendio di riguardo, ma assolutamente non all’altezza delle retribuzioni incassate da omologhi Ceo italiani. La colpa dell’avarizia della busta paga di Lovaglio sta nel «salary cap» stabilito dalla Commissione europea in occasione del salvataggio della banca che impone che l’appannaggio del manager non possa essere superiore di 10 volte la retribuzione media dei dipendenti Mps.

E così si arriva ai 947.400 euro percepiti dal banker composti da una parte fissa di 473.700 euro, soggetta al tetto salariale, e da un bonus di importo identico, maturato per aver superato tutti gli obiettivi, compreso un utile di oltre 2 miliardi lo scorso anno e il ritorno alla distribuzione di una cedola dopo oltre dieci anni. Accettare la poltrona di Ceo del Monte non è stato come vincere la lotteria per Lovaglio che quando guidava il Creval guadagnava oltre 3 milioni.

Orcel il più ricco

Per trovare uno stipendio simile a quello di Lovaglio fra i banchieri top dello Stivale bisogna guardare ai presidenti mentre gli amministratori delegati distaccano di molto il loro collega senese. Il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro nel 2023 ha avuto uno stipendio simile a quello di Lovaglio pari a 940.000 euro.

Fra gli amministratori delegati che hanno appannaggi non limitati da un tetto salariale, il primo posto è occupato dal Ceo di Unicredit Andrea Orcel, che a valere sul bilancio 2023 riceverà un compenso di 9,75 milioni, di cui 3,25 milioni di parte fissa e 6,5 milioni di parte variabile, in deciso aumento rispetto ai 7,5 milioni complessivi incassati nell’esercizio precedente.

Buon secondo, un po’ a sorpresa troviamo il Ceo di Mediobanca Alberto Nagel e non Carlo Messina di Intesa Sanpaolo, come sarebbe sembrato più logico.

Più di Messina

Nagel ha ricevuto una remunerazione totale di 5,8 milioni, il 30% in più rispetto ai 4,5 milioni dell’esercizio precedente grazie agli incentivi maturati nel piano quadriennale superando Messina che nel 2023 ha percepito uno stipendio pari a 4,098 milioni divisi tra 2,62 milioni di componente fissa, invariata dal 2016, e 1,478 milioni di premi cui deve poi essere aggiunta la componente in azioni, pari a 1,647 milioni di euro, per una retribuzione complessiva di 5,745 milioni di euro.

Fuori dal podio, in quatta posizione troviamo l’amministratore delegato di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, il cui compenso complessivo nel 2023 dovrebbe essere pari a circa 3 milioni e Piero Luigi Montani, ad di Bper Banca, per il quale al momento è noto solo il compenso dell’esercizio 2022, pari a 1,15 milioni.

Ermotti superstar

Le cifre italiane sembrano meno eclatanti se paragonate ad alcuni stipendi europei. Il più pagato è senza dubbio Sergio Ermotti, ceo di Ubs, che nei primi nove mesi dal suo insediamento (dal 1° aprile 2023) ha guadagnato 14,4 milioni di franchi (pari a poco meno di 15 milioni di euro). Di questi 2,1 milioni costituiscono il salario fisso e 12,3 milioni la parte variabile legata all’integrazione fra Ubs e la storica rivale Credit Suisse.

L’amministratore delegato di Bnp Paribas Jean-Laurent Bonnafè, è accreditato di retribuzione annua totale di circa 4,6 milioni di euro, composta per il 40% dallo stipendio e per il 60% dai bonus, comprese partecipazioni societarie e stock options. Possiede lo 0,007% delle azioni della società, per un valore di 5,25 milioni di euro.

Decisamente ben pagati anche Ana Botin di Banco Santander (12,2 milioni), Noel Quinn di Hsbc (10,6 milioni di sterline) e Christian Sewing, amministratore delegato di Deutsche Bank, retribuito 8,9 milioni di euro.