Il presidente si è dimesso dopo che il Cda ha sfiduciato il segretario Andrea Varese, suo braccio destro. Festeggia il sindaco di Torino. Non escluso il commissariamento.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

E’ finita quasi prima di cominciare la presidenza di Fabrizio Palenzona alla Fondazione Crt. Il presidente si è dimesso dopo che il Cda ha sfiduciato il segretario Andrea Varese (immagine sotto). Alla base dello iato tra organo decisionale e vertici, secondo quanto si apprende, una certa avversione a una gestione dell’ente considerata troppo disinibita.

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Andrea Varese, Crt (immagine: Crt)

In particolare, non sono piaciuti i 20 milioni di euro investiti in Enosis Meraviglia, il Centro di Ricerca Applicata e di Consulenza per lo Sviluppo di Vini di Qualità, nato nel 2005 dalla competenza dell’enologo Donato Lanati, a Fubine, in Piemonte e l’ingresso nella romana Banca del Fucino.

Indotto alle dimissioni

La crisi è arrivata dopo che lo stesso Palenzona aveva indotto alle dimissioni un suo ex fedelissimo, Corrado Bonadeo, colpevole di avere cercato di scavalcare le procedure per ottenere una vicepresidenza dell’ente, che invece non gli era stata accordata. Palenzona era collegato da remoto all’ultimo Cda e le dimissioni sono arrivate con una brusca interruzione del collegamento «Teams».

«Ho sempre onorato e servito la Fondazione Crt per quasi 30 anni pur non avendo, negli ultimi 25, rivestito alcun ruolo istituzionale. Posso affermare che tutti gli investimenti strategici e le principali scelte che han fatto della Fondazione Crt la terza per importanza a livello nazionale, portano la mia impronta e quella di chi, con me, ha ridato, a partire dal 1995, equilibrio territoriale alla nostra Fondazione», ha scritto nella lettera di dimissioni.

Logiche spartitori

«Chi è chiamato a governare una fondazione deve aver chiaro il vincolo fiduciario verso gli stakeholder, verso la gestione del patrimonio in linea con le missioni della fondazione, l’obbligo morale ad agire a esclusivo bene della comunità e del proprio Paese. Forte di queste radicate e profonde convinzioni – ha aggiunto Palenzona – avevo accettato il ruolo di presidente con spirito di servizio. Taluni componenti degli organi sociali hanno cercato di piegare a logiche spartitorie la gestione dell’ente. Ho sempre agito per la legalità».

Stella polare

Di fatto Palenzona ha accusato i consiglieri di avere creato una Fondazione ombra con finalità tutt’altro che trasparenti. «Certo non mi sarei mai aspettato che addirittura si venissero a prefigurare patti occulti tali da creare una fondazione nella Fondazione e alterare le dinamiche di funzionamento degli organi sociali stabilite dalla legge e dallo statuto – spiega Palenzona.

«Né mai mi sarei aspettato di essere attaccato per avere portato tali circostanze alla conoscenza del Ministero dell’Economia, che esercita la vigilanza sulle Fondazioni Bancarie. Ho agito, invece, avendo la legalità come stella polare, evitando di insabbiare quanto accaduto come forse molti auspicavano. Taluni componenti degli organi sociali hanno cercato di piegare a logiche spartitorie la gestione dell’ente”.

Accuse durissime

Le accuse di Palenzona sono durissime e gravissime. La strategia è chiara: indurre il Ministero a commissariare l’ente. In questo modo verrebbero azzerati gli sforzi di quanti, orchestrati dalla politica torinese e piemontese, hanno fatto cadere Palenzona.

Il sindaco di Torino Stefano Lo Russo può contare, nel nuovo Consiglio di Indirizzo, su almeno sei persone che gli sono vicine: l’ingegnere e imprenditrice Paola Allamano, l’ex assessore alla Viabilità della giunta Fassino Claudio Lubatti, l’ex manager della Juventus Claudio Albanese, l’ex assessora comunale alle Politiche sociali Elide Tisi e poi i docenti universitari Anna Maria Poggi e Luca Settineri.

Catena di nomine

Sarà il Consiglio di indirizzo, che si insedia il 7 maggio a dover votare nella prima seduta il presidente e poi, tra dieci mesi, il nuovo Consiglio di amministrazione.

Mentre sarà il presidente a scegliere il segretario generale che poi deve ottenere la fiducia dal Cda. Chi riuscirà ad influenzare questa catena di nomine avrà la presa sull’Ente che è a terza fondazione bancaria italiana con un patrimonio di 2,5 miliardi di euro.