Il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha incassato altri 650 milioni di euro dalla privatizzazione del Monte e ha portato la sua partecipazione sotto la soglia del 30%. La domanda per i titoli è stata oltre tre volte l’offerta.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Il Tesoro italiano ha scritto una tappa importante nel percorso di privatizzazione del Monte dei Paschi Di Siena.

Attraverso una procedura accelerata di vendita ha messo in vendita il 12,5% del capitale della banca senese a un prezzo di 4,15 euro per azione, incassando 650 milioni di euro e portando la sua quota sotto la soglia del 30%, al 26,73%, dal precedente 39,23%. L’operazione segue il collocamento del 25% realizzato lo scorso 20 novembre a 2,92 euro per azione e come in quel caso il Tesoro ha fissato un lock-up di 90 giorni, salvo esenzioni come da prassi di mercato.

Come una storia di successo

Il che significa che in caso di un’Offerta pubblica di acquisto rivolta a tutti gli azionisti, il Ministero potrebbe decidere se aderire o meno senza vincoli. La procedura di vendita accelerata è stata realizzata attraverso un consorzio di banche costituito da BofA, Citigroup, Jefferies e Mediobanca in qualità di Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners, con l’obiettivo di promuovere il collocamento delle azioni presso investitori qualificati in Italia e investitori istituzionali esteri.

La risposta del mercato è stata entusiasmante tanto che in un primo momento si pensava che la quota in vendita potesse essere aumentata al 14%. Nel dettaglio la domanda è stata superiore di oltre tre volte rispetto all’offerta, segno che il mercato ormai vive Mps come una storia di successo.

Recuperato ultimo aumento

Con i 650 milioni incassati con quest’ultima transazione. Il tesoro ha di fatto recuperato gli 1,65 miliardi spesi in occasione dell’ultimo aumento di capitale da 2 miliardi di euro del Monte di Paschi. Parlare di plusvalenze, alla luce dei molti soldi pubblici finiti nelle casse del Monte in questi anni, sarebbe perlomeno azzardato.

Non lo è parlare di un enorme dividendo politico che il Governo potrà, e vorrà, spendere a partire dalle prossime elezioni politiche europee. E’ un fatto che questo Governo potrà mettere la propria firma in calce a un risanamento, quello della banca senese, cui di fatto non credeva nessuno fino a nemmeno un anno fa.

Uscita completa dopo il 2024

Ora che il socio pubblico è sceso sotto la soglia psicologica del 30%, è come se ci fosse un grande cartello con su scritto «vendesi» sul portone di Rocca Salimbeni, sede della banca.

«Il piazzamento di un'ulteriore quota di Mps», spiegano gli analisti di Equita Sim, «non è inatteso, considerando che nelle scorse settimane, una volta scaduto il lock-up del primo, la stampa aveva anticipato la possibilità che il Mef potesse procedere con un'altra cessione, sebbene fosse considerato maggiormente probabile che questa avvenisse dopo il pagamento del dividendo da parte della banca. La riduzione della quota da parte del Governo rende teoricamente Mps maggiormente contendibile; tuttavia, non escludiamo che – in assenza di compratori interessati – il Mef possa negoziare con l'Ue un’uscita completa dopo il 2024».

Avanti con le privatizzazioni

I circa 1,6 miliardi incassati finora dal Tesoro con le azioni Mps sono pari a circa l’8% del piano da complessivi 20 miliardi di privatizzazioni annunciato dal Governo con cui l’Esecutivo punta a ridurre il debito entro il 2026. Gli appetiti del mercato potrebbero indurre l’Esecutivo ad accelerare alcuni dossier.

Dopo l'annunciato nuovo collocamento di Poste Italiane in più fasi, con incentivi per risparmiatori e dipendenti, la possibile fusione fra Rai Way ed Ei Towers potrebbe essere il prossimo passo.

Il mercato scommette flirta anche su un ulteriore riduzione della quota in Eni e vendite massicce di titoli delle Ferrovie dello Stato oltre che di Enav, la società che gestisce il controllo del traffico aereo.