Negli ultimi 12 mesi i crediti in sofferenza delle imprese italiane sono aumentati del 7%. Se si sommano aziende e famiglie la cifra sale a 2 miliardi di euro.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Da gennaio 2023 a gennaio 2024, le sofferenze bancarie riconducibili alle aziende sono cresciute di quasi il 7%, passando da 17 miliardi e 300 milioni a 18 miliardi e mezzo, segnale di difficoltà, da parte della clientela, a gestire l’indebitamento finanziario con i tassi in aumento.

È una delle numerose conseguenze negative sul mercato del credito dopo un anno di costo del denaro sempre in crescita e arrivato al 4,5%: nel periodo in esame, inoltre, sono crollati di 43 miliardi, a un ritmo superiore a 3 miliardi al mese, i prestiti bancari destinati alle imprese e alle famiglie; e sono salite di oltre il 16% le sofferenze nette degli istituti di credito.

In silenzio troppo a lungo

Calano i mutui e scendono anche i prestiti personali, in diminuzione di oltre 14 miliardi mentre continua a salire il credito al consumo, che ha registrato una variazione positiva vicina ai 5 miliardi (+4%). È quanto emerge dal rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale il totale dei finanziamenti è passato da 1.329 miliardi a 1.283 miliardi.

«Continuiamo a chiedere che la politica monetaria sia immediatamente rivista. La Bce ha fatto più danni che altro e i governi dell’area euro sono rimasti in silenzio troppo a lungo. Se le imprese faticano a onorare le scadenza con i prestiti bancari vuol dire che la qualità del credito è già peggiorata e che la gestione degli indebitamenti finanziari sta scricchiolando in maniera preoccupante» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.

Crollano impieghi a privati

Secondo il Centro studi di Unimpresa, che elabora dati statistici di Banca d'Italia, al netto delle cartolarizzazioni, nell’ultimo anno gli impieghi delle banche ai privati sono crollati di 49,1 miliardi passando dai 1.325,9 miliardi di gennaio 2023 ai 1.282,9 miliardi di gennaio 2024. Sul fronte delle famiglie, si registra un calo del credito, nell’anno osservato, di 12,2 miliardi da 680,5 miliardi a 668,3 miliardi.

La diminuzione è legata principalmente all’andamento fortemente negativo dei prestiti personali, calati di 14,3 miliardi da 138,1 miliardi a 123,8 miliardi. Cresce, invece, il credito al consumo, seppur a un ritmo nettamente inferiore rispetto agli scorsi anni: l’aumento è di 4,8 miliardi (+4,20%), da 116,1 miliardi a 120,9 miliardi.

Cala il mercato dei mutui, con lo stock che è passato da 426,2 miliardi a 423,5 miliardi con una variazione negativa di 2,7 miliardi in 12 mesi: la caduta dei prestiti per la casa comporta ricadute su molti altri comparti, non solo per quanto riguarda le compravendite di immobili, ma anche per settori come l’edilizia, la produzione e vendita di mobili e arredamenti, i trasporti e altri servizi connessi.

Aumentano sofferenze nette

La politica monetaria restrittiva definita dalla Banca centrale europea porta conseguenze negative anche sul fronte del credito ammalorato: le sofferenze nette delle banche, quelle non coperte da garanzie reali, sono complessivamente aumentate del 14,18%, da 15,3 miliardi a 17,5 miliardi, mentre sono calate di 144 milioni le sofferenze lorde, passando da 30,3 miliardi di gennaio 2023 a 30,2 miliardi di gennaio 2024.