C’è meno liquidità sui conti correnti, ma la propensione al risparmio è rimasta intatta. Gli italiani, secondo l’analisi realizzata dalla Fabi, sono alla ricerca di maggiori rendimenti anche a costo di rischi più elevati.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Nel corso del 2023 la ricchezza finanziaria degli italiani è cresciuta di quasi 80 miliardi di euro toccando quota 5.216 miliardi, ben 552 miliardi in più rispetto al 2019 ovvero prima della pandemia. Lo scorso anno i depositi bancari hanno subito una contrazione complessiva per 61 miliardi di euro.

Questa flessione è stata più che compensata dal risparmio che le famiglie hanno accumulato sotto forma si azioni, titoli obbligazionari e fondi comuni ammontato a oltre 144 miliardi.

Equivale a due volte e mezzo il pil italiano

La crescita rispetto al 2022 è stata pari a poco meno del 45% circa per i titoli obbligazionari, all’1,69% per i fondi comuni e all’1,35% per il comparto azionario.

«La ricchezza finanziaria delle famiglie equivale a due volte e mezzo il pil italiano e corrisponde a quasi il doppio rispetto al nostro debito pubblico» ha spiegato il segretario della Fabi Lando Maria Sileoni aggiungendo che «la ritrovata voglia di guadagni da parte della clientela conferma la centralità della consulenza in banca: 300.000 lavoratrici e lavoratori delle banche che sono sempre al fianco delle famiglie italiane nelle scelte d’investimento».

Rilanciati investimenti finanziari

La lunga stagione di inflazione e tassi di interesse non frena l’attitudine al risparmio degli italiani, ma ne rilancia la fiducia e gli investimenti finanziari. Il dilemma della liquidità e l’appetito per il guadagno fanno sì che il peso del contante che giace nei conti bancari resti ancora elevato, seppur con un appeal accentuato verso bond e btp che sostiene la diversificazione.

La parte del leone l’hanno giocata i titoli obbligazionari con un aumento del 44,3%, pari a 115,2 miliardi aggiuntivi in valore assoluto: il totale degli investimenti in obbligazioni riesce a raggiunge lo stock di 375,2 miliardi nel 2023, rispetto ai 260 miliardi di dicembre 2022.

L’erosione del valore dei propri risparmi

L’accelerazione dei mercati che ha caratterizzato soprattutto l’ultima parte del 2023, ha infatti comportato un aumento della ricchezza finanziaria allocata in azioni di ben 20 miliardi in termini di volumi. Infine, la necessità di limitare l’erosione del valore dei propri risparmi, unito al fabbisogno di mitigare per quanto possibile i rischi legati ad una situazione economica globale ancora incerta ha sostenuto l’importo complessivo accantonato per le polizze assicurative.

Nel 2023 il portafoglio investito nei prodotti assicurativi è risultato pari a 1.065 miliardi.

Ricchezza privata asset Paese

«La ricchezza finanziaria delle famiglie, pari a oltre 5.000 miliardi di euro, cresciuta di 500 miliardi dal 2019 al 2023, nonostante il Covid e l’inflazione alle stelle, resta un asset fondamentale per la crescita e lo sviluppo economico del Paese: equivale a due volte e mezzo il pil italiano e corrisponde a quasi il doppio rispetto al nostro debito pubblico» ha ricordato Sileoni.

«Le banche, ha aggiunto, svolgono un ruolo fondamentale nel gestire, preservare e tutelare i risparmi dei loro correntisti, ma anche per indirizzare le scelte di investimento nell’interesse sia della stessa clientela sia nell’ottica dello sviluppo e del benessere collettivo, anche da un punto di vista sociale».

La centralità della consulenza in banca

Un efficiente impiego di tutte le risorse finanziarie degli italiani, magari utilizzate anche per sostenere gli investimenti privati, potrebbe produrre effetti positivi in misura maggiore ai fondi stanziati con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

La ritrovata voglia di guadagni da parte della clientela conferma la centralità della consulenza in banca. Il risparmio è un bene essenziale per lo sviluppo economico del nostro Paese e i dati della ricchezza economica accumulata dalle famiglie italiane nei primi nove mesi del 2023 certificano una maggiore attenzione agli investimenti di natura finanziaria e una crescente propensione a prodotti alternativi ai depositi.